Sollevando le 685 pagine della versione italiana di “Brothers” dell’autore cinese Yu Hua si può da subito intuire quale sia il bagaglio emotivo con cui ci si sta per confrontare. Solo dopo averlo letto ho scoperto che l’autore ha iniziato lavorare sull’idea per questo romanzo 10 anni prima della sua pubblicazione nel 2005 – un lungo travaglio la cui stesura è stata influenzata dalla sua infanzia ed adolescenza a cavallo della rivoluzione culturale nella sua patria, e dalle ossessioni odierne (Ndr: al momento della scrittura) della Cina Moderna.
Il romanzo racconta le vicissitudini di due fratelli non-biologici nel corso di alcuni decenni: Li Testapelata – che fin da subito introduce il tema dei nomignoli affibbiati dai concittadini a quasi tutti nelle zone rurali, dato che il vero nome Li Guang compare forse due o tre volte in tutto il libro (Ndr: inoltre l’autore gioca sul fatto che vi sia un’affinità sonora fra Guang e la parola cinese equivalente al suo nomignolo, ovviamente persasi nella traduzione) – e Song Gang, il figlio del compagno della madre di Li Testapelata. Tanti sono i personaggi ricorrenti nel romanzo, e l’autore ne segue la crescita personale durante gli anni di crescita fisica dei due protagonisti dall’infanzia fino all’età adulta. Diviso in due parti sia tematicamente che strutturalmente, “Brothers” racconta nella prima parte più cruda e mesta gli eventi legati alla rivoluzione culturale cinese, mentre nella seconda passa ad un tono più surreale ed ironico sugli effetti della transizione alla Cina moderna: cosmopolita, economicamente ricca e lontanissima dai dettami a cui molti dei suoi abitanti erano stati portati ad aderire.
“Brothers” è una storia di formazione senza compromessi. A detta di alcuni dei critici letterari del mondo anglosassone, le traduzioni stesse hanno perso parte della vividezza della scelta di linguaggio dell’autore a causa dell’intraducibilità di certi termini scurrili utilizzati quotidianamente dai personaggi nella loro vita quotidiana. Inoltre, i temi trattati nel romanzo non hanno subito alcun tipo di auto-censura: l’autore non prepara il lettore per le brutalità perpetrate da alcuni concittadini dei protagonisti durante la rivoluzione culturale – ne gliele nasconde – o per gli effetti della caduta del velo di decoro pubblico nei confronti del sesso dopo la rivoluzione economica di Deng Xiaoping.
“Brothers” sicuramente è un’opera letteraria cruda ed esplicita sui temi che sono più viscerali nella natura umana e più biasimati nella vita – anche se paradossalmente più abusati nei media e nella pubblicità: violenza, sesso, misoginia ed oggettivazione della figura femminile. Ciò nonostante, è soprattutto un romanzo rincuorante e divertente che con occhio clinico osserva le colpe e le cause del dolore degli uomini e delle donne. Ha il pregio di smuovere l’animo del lettore attraverso l’empatia per le sofferenze dei protagonisti – non vi nascondo che sono tante – e per i piccoli momenti di tenerezza che riescono faticosamente a ritagliare nella loro vita.
Altre recensioni:
https://www.theguardian.com/books/2009/apr/18/brothers-yu-hua-review
https://www.nytimes.com/2009/03/08/books/review/Row-t.html
Commenti recenti