Forse è perchè in città non si vedono mai le stelle o forse perchè a volte i nostri pensieri sono troppo bui per lasciarle intravedere.
Forse siamo semplicemente lontani da noi stessi, così lontani che ci spaventiamo nel non saperci più riconoscere.
Forse siamo più desiderosi di serenità di quanto ci piace vantarcene.
Per tutto questo e, probabilmente, per mille altri motivi noi vorremmo essere qua.
A pochi passi dal piccolo molo verde, seduti con i piedi intinti nel colore e poco ci importerebbe se l’acqua è quella di un vecchio fiume. Vorremmo guardare in alto e godere delle stelle che Van Gogh ha disegnato per noi.
Una coppia attraversa l’opera attirando la nostra attenzione, chissà cosa pensano? chissà dove sono diretti? Che peccato però che non guardino il cielo!
Noi invece lo scrutiamo attentamente fino a riconoscere il Grande Carro, una delle costellazioni più famose e facili da riconoscere. Un po’ ci fa sorridere pensare all’ingenuità e alla dolcezza di questa scelta stilistica, che ad un tratto fa sorgere in noi il dubbio di essere vivi in una storia vera.
Van Gogh 1888, l’opera che ci cattura così tanto è il lavoro di uno studio all’aperto compiuto dall’artista che probabilmente dipinge lo spazio come se fosse quasi notte. Alcuni infatti hanno trovato analogie tra la posizione abbozzata delle stelle e quella assunta verso le 22.30 dalla costellazione dell’Orsa Maggiore in quella località e in quella stagione.
Giallo e blu, colori complementari molto amati dall’artista, hanno qui il pieno dominio dell’opera assieme al verde loro figlio. L’artista affascinato dalla luce artificiale delle lampade ad olio (tema largamente ripreso nella famosa opera “Terrazza del caffè la sera, Place du Forum, Arles” ) sembra voler instaurare un rapporto conflittuale tra la luce naturale delle grandi stelle e quella del piccolo borgo che si riflette nell’acqua.
Lo studio sul riflesso è interessante e, sebbene non realistico, non ha nulla da invidiare a quello degli impressionisti suoi contemporanei. La percezione del movimento e del lento frusciare dell’acqua si avverte infatti quasi all’esterno del quadro.
La notte non è un tema nuovo per la pittura di Van Gogh, basti pensare a “Campo di grano con corvi” di cui abbiamo parlato nei primi articoli della rubrica Pastelli di Anima per il vecchio Bblog oppure a “Notte Stellata” uno dei dipinti più famosi dell’autore. Ciò che stupisce il mio sguardo è però la calma e serenità che questa notte su tutte le altre ci trasmette.
C’è sempre una tregua alle difficoltà della vita?
Io spero di sì, e se così non fosse, possiamo sempre scappare qui a immergere le caviglie nel colore.
Claire
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