“Gli impressionisti, se non hanno aperto gli occhi ai ciechi, hanno almeno dato un grande stimolo ai miopi”.
Oscar Wilde
Mi piace immaginarlo così, Claude Monet, disteso nei campi fioriti presso la collina Ile aux Orties, una mano a reggere la nuca mentre ritrae la figlioccia alle prese con la fresca brezza di una domenica pomeriggio.
Suzanne Hoschedé, diciotto anni all’epoca del dipinto, era la figlia di primo letto di Alice Hoschedé compagna di Monet dal 1877, nonché sua futura moglie.
L’opera fornisce una sensazione di placida frescura primaverile, tuttavia cadremmo in errore se ci lasciassimo persuadere si tratti solo di un spaccato di vita familiare e di piacevoli passeggiate spensierate.
Il titolo dell’opera tradisce, infatti, una serialità, per nulla estranea alla routine artistica di Monet. “Saggio di figura en plein air. Donna con il parasole girata verso sinistra” è, infatti,il compagno di “Saggio di figura en plein air. Donna con il parasole girata verso destra”.
Così come già accaduto in precedenza con opere come “Riposo sotto i lillà” e “Lillà al sole”, l’artista sembra impegnato a dimostrare come un soggetto possa destare infinite e nuove vibrazioni in base alla differente intensità luminosa alla quale è esposto.
Claude Monet (Parigi 1840 – Giverny 1926), poeta dell’attimo, è infatti ossessionato dalla ricerca di un linguaggio che corrisponda il più possibile a ciò che l’occhio vede durante l’avvicendarsi delle diverse ore del giorno e delle condizioni atmosferiche.
Così come per altre sue opere, il soggetto di “Saggio di figura en plein air. Donna con il parasole girata verso sinistra“, viene individuato dall’artista più per la potenzialità dei suoi effetti di luce ed ombra che per un coinvolgimento sentimentale. Monet non è interessato a caricare di significati narrativi, simbolici e morali le proprie opere quanto di fornire, attraverso il colore, la propria percezione fisica della realtà.
Ed è così che la silhouette della giovane Suzanne prende forma senza che si indugi sui particolari fisionomici. Essa è chiara e splendente perchè resa attraverso l’accostamento di rosa, bianchi ed azzurri, in assenza totale di ombre nere. Secondo i dettami dell’impressionismo l’ombreggiatura che determina la plasticità è ottenuta attraverso l’accostamento di colori dal diverso valore tonale mentre i contorni scompaiono perché indice di una pura convenzione rappresentativa della natura.
Suzanne è colta di profilo con il volto rivolto verso sinistra, lo sguardo del pittore, che la ritrae dal basso verso l’alto, accentua lo sviluppo longilineo della figura, mentre il vento gioca con il foulard che le copre il volto lasciando che si confonda con le nuvole del cielo. L’unico oggetto che pare resistere al suo soffio è il piccolo parasole verde, stretto con determinazione nella mano destra, sulla cui cima si infrangono, in un bianco abbagliante, i caldi raggi solari. Il prato su cui poggiano i piedi di Suzanne è costituito da una vasta gamma di colori: gialli, rosa, viola e verdi. Monet dipinge separatamente quelle note cromatiche che la mente registra e restituisce in un’unica impressione di colore omogeneo.
Non sappiamo se Monet fosse davvero sdraiato sul prato all’Ile aux Orties, se fosse davvero una domenica pomeriggio, o se il suo stato d’animo fosse di rasserenata pacatezza, tuttavia è difficile negare che in quest’opera come in tutti i più grandi capolavori dell’impressionismo la natura si riveli in tutto il suo splendore dandoci modo di sperare in un domani migliore.
Claire
OPERE
( “Saggio di figura en plein air. Donna con il parasole girata verso sinistra”, 1886, Olio su tela, cm131x88, Parigi, Musée d’Orsay)
( “Saggio di figura en plein air. Donna con il parasole girata verso destra”, 1886, Olio su tela, Parigi, Musée d’Orsay)
(“Riposo sotto i Lillà”, 1873, Olio su tela, cm 50×65, Parigi, Musée d’Orsay)
(“Lillà al sole”, 1873, Olio su tela, cm 50×65, Mosca, Museo Puskin)
FONTI
I classici dell’arte: Monet – Skira
I luoghi dell’arte – Electa
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