“Tanta carne al fuoco”. Intervista ad Alessandro Onorato

“Tanta carne al fuoco”. Intervista ad Alessandro Onorato

di Giulia Mastropietro

Abbiamo incontrato Alessandro Onorato per farci raccontare tutte le novità per l’anno 2020 de i Birbanti e di Avanzate Idee Teatrali. Ci ha mostrato la nuova sede dove lavora con la sua compagnia e prima di iniziare ci ha mostrato un po’ di memorabilia dei suoi vecchi spettacoli.

In effetti tutto l’ambiente qua è arredato e decorato con le scenografie degli spettacoli.Spiega – La sedia su cui sei sedutaè di “Charity Party” mentre questi pallets sono di “Le donne di casa Goodfellow, giusto per fare degli esempi.

È un po’ freddo ma con due tazze di tè in mano finalmente inizia a raccontarmi della nuova stagione.

C’è un po’ di tutto. Ci sono progetti ambiziosi, cose che vanno avanti e cose più divertenti.

Cominciamo da dove eravamo rimasti. Macbeth?

Quella di Macbeth è stata un’esperienza davvero bellissima. Dopo l’ultima data al Filodrammatici ci siamo ripromessi di non abbandonare il progetto. Sono contento che siano stati tutti felici di lavorare insieme in modo così costruttivo e positivo, è un lavoro che lascia tante emozioni forti, sul palco mi sono emozionato sempre, ma raramente così tanto. Abbiamo ripreso a lavorarci: un solo piccolo cambio nel cast, con Giulio Bellotto che ha preso il posto di Pierpaolo Ciracì e siamo pronti a ripartire. La prossima data sarà a Pistoia a inizio febbraio.

Il tuo viaggio nel mondo del porno – faccio ovviamente riferimento a L’ultimo re del porno – (spettacolo messo in scena a Londra ed Edimburgo nell’estate 2019 con il titolo The Last King of Porn) come prosegue?

Tutto il progetto ha preso una piega diversa da quella che aspettavo. Ho ceduto i diritti per alcuni paesi asiatici recentemente e sto dando un piccolo contributo, seppur a distanza, alla loro produzione. Certo non è un gran coinvolgimento ma il fatto che il testo piaccia mi soddisfa. Dei tanti che ho scritto è il primo che viene messo in scena da una produzione non mia dai tempi di Nonostante tutto l’amore / Love, after all. Sono passati diversi anni e la loro è una grande compagnia che fa tour internazionali. Mi piacerebbe andare in Taiwan per il debutto, se il lavoro me lo consentirà. In ogni caso proseguo con l’internazionalizzazione del mio lavoro teatrale, anche tramite il mio contributo associativo per portare compagnie italiane in Russia e con il mio ritorno a Edinburgo l’estate prossima.

Quindi non sono ancora previste date italiane per L’ultimo re del porno?

No, almeno non nel medio/breve periodo. In futuro chissà. Sto lavorando all’album tratto dalla colonna sonora con Claudia Campani, Lele Battista e Niccolò Bodini, dove ci saranno i tre pezzi inediti che ho scritto. Poi ci sono ancora gli altri progetti paralleli, che piano piano porto avanti.

Credo sia un peccato, nell’estate si era creata un po’ di curiosità riguardo al progetto. Il ritorno a Edinburgo con che spettacolo sarà?

Il progetto su cui scommetto di più si chiama “Let’s try gay”- è un nome provvisorio per la verità. È tratto da un film indipendente pressochè sconosciuto chiamato “Humpday”, non molto riuscito, poi uscì un remake francese dal titolo “Ne pas deranger”. È la storia di due amici, etero, che si ritrovano per gioco e per scommessa a girare un film porno amatoriale gay. Avevo già lavorato sul soggetto anni fa: era uno degli episodi del mio Au Manoir Saint Germain, all’epoca adattato da Gabriele Zaffarano. Ho ripreso il testo e l’ho fatto mio. Sarò in scena insieme a Filippo Bottini mentre sarò coadiuvato in regia da Maria Virzì, che torna quindi a far coppia con me al timone di AIT (Avanzate Idee Teatrali nda) dopo Charity Party. Un progetto light: due attori e una persona di supporto in regia, quasi tre settimane in scena in una “venue” di primo calibro.

Ancora porno?

Ah, sapevo saresti andata a parare proprio lì. È un po’ un caso, i due progetti hanno pochissimo in comune e stavolta il fatto del porno è estremamente marginale. È una commedia, si ride parecchio ma fa anche riflettere. Certo dopo Zoo Station e L’Ultimo Re del Porno posso dire che probabilmente c’è una parte di me a cui scandalizzare piace.

E i Birbanti? Anche loro a Edinburgo?

Sì! Abbiamo bloccato sei date del nostro amato Kalissa Faust. È un progetto che è fermo da un po’ e sono felice di riprenderlo. Torniamo in una teatro dove mi sono trovato bene, il Greenside, torniamo nel Regno Unito dove questo spettacolo era veramente nato, a Londra nel 2014 durante il Camden Fringe, e soprattutto ritorniamo al cast birbante delle “origini”, unico cambio Francesca Gori al posto di Giulia Pagano.

Con i Birbanti farai anche qualcosa di nuovo come sempre?

Certo. Stiamo lavorando su un testo che ho scritto insieme a Chiara Verga, come tante altre volte. Porteremo in scena la nascita del Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand. Ci tufferemo quindi nella Parigi della fine del XIX secolo, un periodo di grande fermento. Saranno rinnovati sia il team creativo/tecnico che il cast, un progetto che coinvolgerà quasi esclusivamente attori con cui lavoro da tempo. Il ruolo del protagonista, Edmond Rostand, sarà affidato a Pierpaolo Ciracì e ci saranno innesti di cast interessanti, tra i i quali un debuto assoluto.

Come è nata l’idea?

Non si tratta di un soggetto originale. Alexis Michalik, grande personalità teatrale e cinematografica franco-britannica aveva partorito l’idea per una sua produzione al “Théâtre du Palais-Royal” nel 2016, chiamandola “Edmond”. Il testo da noi non è conosciuto, se non per una trasposizione cinematografica dell’anno scorso, sempre di matrice francese e da noi molto poco distribuita anche al cinema. La nostra “Nascita del Cyrano” non è però particolarmente fedele all’originale: abbiamo provato a rendere molte “francesità” più accessibili e metterci comunque del nostro. Abbiamo alleggerito il cast e snellito la trama, riadattato l’equilibrio tra prosa e poesia nonché arricchito il lavoro di qualche citazione nostrana.

[Qualcuno avrà visto Alexis Michalik al cinema in “Tolo Tolo” di Checco Zalone, dove interpretava il giornalista francese Alexandre]

Quindi ancora Francia?

Ammetto di avere un debole per le storie ambientate oltralpe! Ci sono le sonorità, nel linguaggio e nelle musiche, nonché tanto altro… Anche Let’s try gay sarà un po’ francese.

C’è davvero tanta carne al fuoco per il futuro quindi.

Sì, è una fase di buona creatività, sono soddisfatto. È vero che ci sono cinque progetti in ballo ma è anche vero che tre sono fuori da tempo e un quarto è una riedizione, quindi non sono particolarmente sotto pressione da questo punto di vista.

Concludendo, come vedi il panorama teatrale italiano in questo momento?

Sofferente, come sempre. Abbiamo qualche sorpresa inaspettata, qualche buona notizia, mi viene in mentre “Lehman Trilogy” di Massini che l’estate scorsa ha fatto 4 mesi in scena a Londra ed è riuscita a prendersi una candidatura come miglior spettacolo di prosa del decennio, purtroppo poi vinta dallo spettacolo su Harry Potter. In generale facciamo molta fatica, in più molti dei nostri spettacoli migliori hanno in scena attori over 70 e 80, cosa che trovo ancora più preoccupante in prospettiva. Se poi scendiamo di categoria la situazione è ancor più desolante: festival “esclusivi”, nel senso che tendono ad escludere e una partecipazione popolare bassa. Giusto in qualchè città più di provincia sta rinascendo una prospettiva di inclusività che è una giusta chiave da cui ripartire.

Per rivedere i Birbanti quindi?

In Toscana e in giro da febbraio con Macbeth e a maggio a Milano per il nostro Cyrano!

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