“È stata una sfida, ma mi sono molto divertito”. Riassume così Alessandro Onorato il lavoro che ha portato alla nascita de ”L’ultimo re del porno”, il suo nuovo spettacolo teatrale che esordirà il 29 luglio a Londra prima di andare in scena anche a Edimburgo per arrivare poi a Milano a settembre. Un’opera del tutto nuova per Onorato, che per la prima volta si è trovato a scrivere una sceneggiatura che abbia come tematica principale quella dell’industria pornografica: lo spettacolo racconta la storia del famoso porno attore Randy Fiers che nel tentativo di entrare nella storia decide di avere rapporti con 100 donne in un solo giorno. Il racconto però è portato avanti attraverso i pensieri e le paure di tre donne che aspettano di incontrare Randy: quello che però ha l’aspetto di una grande messa in scena, presto prenderà i connotati di un vero e proprio dramma famigliare.
La sceneggiatura e la regia sono di Onorato e Gaia Magni; il cast è composto da attori affermati e bilingue, dato che lo spettacolo andrà in scena anche nel Regno Unito. Alberto Baraghini sarà il protagonista maschile, Sara Dho, Alessandra Savoldi e Laura Traina invece le tre donne nella sala d’attesa. Lo spettatore potrà osservare contemporaneamente due mondi: da una parte i discorsi che le donne faranno mentre aspettano di entrare nella sala, dall’altra, attraverso un gioco di ombre, chi guarda potrà immaginarsi quello che sta succedendo nella stanza di Randy.
Alessandro, la prima domanda sorge spontanea: come è nata questa idea di raccontare il mondo del porno?
“È un progetto che avevo in mentre da 3-4 anni. Per me è stata una sfida che poi si è tramutata in realtà. Mi ha sempre affascinato l’idea di raccontare questo mondo: in particolar modo sono stato ispirato dal romanzo “Gang Bang” di Chuk Palahniuk, in cui viene raccontata la storia di una donna che vuole avere rapporti con più di 600 uomini. Io ho voluto fare qualcosa del genere, spostando però l’attenzione su una figura maschile”.
Tra le prime particolarità che attirano l’attenzione del suo spettacolo, c’è sicuramente il gioco di ombre che fa immaginare le varie attività sessuali. Come è arrivato a questa idea?
“Oggi il nudo a teatro è più che sdoganato. Ci sono spettacoli che ormai hanno definitivamente rotto questo muro e sono arrivati a mostrare sul palco dei veri e propri rapporti. Io mi sono chiesto cosa potessi fare di nuovo e ho pensato che, nonostante il porno sia l’argomento principale, sarebbe stato interessante non far vedere niente, andando quasi contro corrente. In questo senso, il teatro delle ombre mi ha offerto la soluzione migliore per far capire allo spettatore quello che succede, senza però che lo veda in modo esplicito”.
Che reazione si aspetta dal pubblico?
“Credo che nel Regno Unito questo non creerà grande scalpore perché il pubblico lì ha una cultura diversa; in Italia invece credo che possa provocare maggiori reazioni. Diciamo che spero che almeno uno tra il pubblico si alzi e se ne vada: questo vorrebbe dire che ho ottenuto il mio scopo, cioè quello di provocare forti emozioni. Se non si dovesse alzare nessuno, forse potrebbe voler dire che potevo osare di più”.
È molto particolare la sua scelta di dividere il palco in due.
“Sì, volevo che lo spettatore potesse contemporaneamente osservare i due mondi, che si toccano ma non entrano in contatto. In particolare, ho deciso di portare questo spettacolo in teatri piccoli, dove il pubblico fosse molto vicino al palco. Questo perché vorrei che chi guarda possa sentirsi il più coinvolto possibile, come se fosse anche lui in attesa di entrare nella stanza di Randy”.
A chi si è ispirato per il personaggio principale, il porno attore in cerca dell’ultima gloriosa corsa?
“Ovviamente, essendo io italiano, non può che essere Rocco Siffredi. Ho voluto dare l’idea di Randy come del classico stallone italo americano. Nel nostro paese i porno attori hanno ancora maggiore considerazione, sia sociale che economica, rispetto alle colleghe donne, cosa che invece non avviene all’estero. In questo spettacolo, dove è forte la presenza femminile, vorrei anche mettere in luce questo aspetto”.
Dal punto personale, come è stato approcciarsi alla scrittura di uno spettacolo del genere?
“Devo dire che vederlo in scena le prima volte mi è sembrato estraniante. I movimenti delle ombre mi hanno messo il dubbio di aver esagerato. Poi però ho cambiato idea e adesso sono molto confidente che il pubblico possa apprezzarlo”.
Qual è stata la maggiore difficoltà che ha incontrato durante la preparazione?
“Il problema principale è stato quello di trovare la giusta chiave di mostrare la nudità e il porno. Una volta risolto questo aspetto, attraverso il gioco di ombre, tutto è stato più semplice. Devo anche ammettere che è stato fondamentale l’aiuto di Gaia per scrivere i dialoghi tra le tre donne: non era semplice fare in modo che tre personaggi del genere riuscissero a parlarne di porno per diverso tempo. Gaia in questo mi ha aiutato molto, adeguando il linguaggio alle caratteristiche di ogni personaggio”.
Come ha risolto la differenza linguistica tra l’italiano e l’inglese?
“Io ho scritto tutto in italiano, poi ho tradotto in inglese e ritratto in italiano. Questo perché la lingua inglese sa essere meno aggressiva, molto più light rispetto a quella italiana che è invece più edulcorata. In italiano alcuni termini sono stati resi in maniera diversa per risultare meno offensivi e aggressivi, cosa che non succede con l’inglese”.
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