The Good Doctor: un medical con un’anima

The Good Doctor: un medical con un’anima

Shaun (Freddie Highmore) è uno specializzando in chirurgia al San Bonaventure Hospital di San Josè, è in grado di vedere possibili soluzioni che altri hanno difficoltà a cogliere; lavora, si confronta con sfide quotidiane, come interagire con i colleghi, fare una diagnosi, aspettare pazientemente i risultati delle analisi, si innamora e molto altro. Ha avuto una vita difficile, con una sola vera figura di riferimento, il dottor Glassman (Richard Schiff), che si è occupato di lui finché è stato necessario. Ma cosa rende la storia del dottor Shaun Murphy così particolare? Shaun è autistico. L’autismo è una patologia neurologica incurabile, che provoca delle difficoltà comunicative al paziente, lo porta ad essere più sensibile agli stimoli sensoriali e lo rende più soggetto a paranoie irrazionali. La sua genialità e il suo essere privo di filtri e pregiudizi sono l’altra faccia della medaglia. Shaun non è capace di dire bugie, non sa comunicare ipotesi o diagnosi con tatto, ma, fino a quando non ha fatto tutto il possibile per aiutare il suo paziente, non si ferma, anche a costo di subire una strigliata dal primario per aver richiesto un numero “eccesivo” di analisi.

Shaun farà grandi progressi nella sua esperienza al San Bonaventure, mantenendo sempre un comportamento corretto e assumendosi sempre le proprie responsabilità con una innocenza certe volte commovente.

Shaun Murphy possiede quello che la medicina ha perso, un po’ di semplicità. Il giovane specializzando rappresenta un’occasione e un test per tutti nella sua vita: dalla dottoressa Brown (Antonia Thomas), sua collega, che cerca di comunicare con lui e di capire come gestirlo, al dottor Andrews (Hill Harper), primario in chirurgia che non vede l’ora di cacciarlo, passando per il dottor Melendez (Nicholas Gonzalez), giovane ed eccellente chirurgo al quale Shaun è affidato, che dovrà, passo dopo passo, imparare a fidarsi del suo specializzando, nonostante la sua diversità.

Nel panorama dei cosiddetti medical, nei quali siamo stati abituati a vedere medici senza remore, che passano ogni momento libero a fare sesso negli stanzini e a pugnalarsi alle spalle alla prima occasione, ecco un medico con un’anima pura e semplice.

Certo, non aspettatevi che sia tutto rose e fiori, Shaun lavora in un ospedale dove talento e buon cuore convivono con antagonismi e superficialità, ma vi prometto che ci sarà sempre questo ragazzo con l’aria un po’ sperduta a riportare tutti coi piedi per terra.

Oltre al suo richiamo alla medicina a farsi più semplice e pura, la storia raccontata in “The Good Doctor” trasmette un messaggio potente a coloro che hanno patologie simili a quelle di Shaun e a chi è diverso: non farsi fermare dalle proprie difficoltà. Sì, ho scritto diverso, non intendo prestarmi al giochino secondo il quale chi è diverso lo è e ,quindi, merita un trattamento diverso, ma allo stesso tempo non lo è e quindi va trattato come tutti gli altri. Non bisogna avere paura della diversità. Gli autistici e i malati cerebrali sono uguali agli altri? Neanche per sogno, sono DIVERSI.  Questo non significa che siano inferiori o degni di minore considerazione.

Il mio invito è quello di imbarcarsi in questa avventura insieme a Shaun, sia per il profondo significato della vicenda, sia per la qualità degli attori, in primis Freddie Highmore che, in un ruolo non facile come quello di Shaun, dà vita a delle ottime performance.

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