Dopo sei anni di assenza dal mercato discografico, il 15 giugno è uscito Liberation, nuovo album di Christina Aguilera. Il titolo non è casuale. In un’intervista a Entertainment Weekly, Aguilera ha dichiarato: ‘Volevo un titolo che significasse “liberare me stessa da qualunque cosa che non corrisponda alla verità” (verità intesa come libertà di realizzare ciò che si sente come proprio indipendentemente dalle mode o dalle aspettative altrui). Penso sia una sensazione che provano molte persone, specialmente quando ci si sente soffocati in una situazione in cui non puoi essere davvero te stesso oppure ti senti buttato giù dalle opinione altrui. Mi sentivo come se mi fossi addormentata al volante, come se la mia vita fosse stata portata avanti dal pilota automatico negli ultimi anni, come se avessi smesso di vivere al massimo del mio potenziale e di esplicare lo scopo per cui sono su questo pianeta: cantare, creare musica, ispirare’.
Per il suo sesto album in studio, Aguilera si è avvalsa di una schiera di collaboratori di primo piano (Kanye West, Anderson Paak e altri). Le collaborazioni con Pink, Pharell, Sia, Linda Perry sono state infine stralciate e rimandate a un prossimo album, che la cantante newyorkese ha annunciato come imminente.
In Liberation tutto è curato nei minimi particolari, dagli intermezzi musicali alla voce, mai sbracata. Un lavoro introspettivo, poco commerciale, prevalentemente soul, ma con qualche influenza urban e r’n’b. Svettano tra i brani selezionati Twinks, Maria, Unless it’s with you. In quest’ultima ballata, in particolare, Aguilera mostra tutta la sua estensione vocale. L’avesse incisa Adele, sarebbe già numero uno in tutto il mondo. Fall in line, con Demi Lovato (trasmessa in questi giorni dalle radio) si inserisce nel filone femminista del me too; è un pezzo potente, benché sia un po’ troppo manieristico.
Se vogliamo trovare un’imperfezione all’album, alcune tracce come Accelerate, Like i do non convincono e non rispecchiano affatto lo spirito dell’opera.
Come detto, erano 6 anni che Aguilera non rilasciava album (l’ultimo suo lavoro, Lotus, era stato un flop colossale); da 10 (back to Basic tour) non teneva concerti. Nel frattempo ha avuto due figli, un maschio dal produttore Jordan Batman e una femmina da un secondo matrimonio con Matthew Rutler. E si è dedicata ad altro: qualche esibizione qua e là (straordinario l’omaggio a Whitney Houston agli American music awards di quest’anno) e collaborazioni estemporanee (con Pittbull Adam Levine, Bocelli, Rolling Stones ecc). È stata scelta come attrice protagonista in Burlesque (con Cher), film scadente che non meriterebbe di essere visto se non fosse per la voce possente e graffiante di Christina Aguilera (la sua voce, che è il suo vero marchio di fabbrica, è tra le più sensazionali a livello mondiale). Ma sopratutto, ha partecipato per diverse stagioni, in qualità di giudice, a The Voice (il corrispettivo americano di X Factor). Esperienza che non ha certo giovato alla sua carriera. In un’intervista a Paper Magazine, rifletteva su come quel lavoro, ‘il fascino di uno stipendio’, l’abbiano distolta dalle sue passioni e prosciugato la sua creatività.
Liberation rappresenta quindi la volontà artistica di rimettersi in discussione, senza peraltro aver più nulla da dimostrare. Vincitrice di 6 grammy awards, 50 milioni di dischi venduti nel mondo, diversi anni fa Aguilera è stata inserita da Rolling Stones tra i 100 migliori cantanti mai esistiti (la più giovane, al 58esismo posto).
Di strada ne ha fatta da quando, ragazzina, cantava Genie in a bottle e rivaleggiava con Britney Spears – sul piano commerciale perché su quello prettamente musicale oltre che vocale tra le due corre un abisso. Da allora la voce, la padronanza di essa, si è via via sempre più affinata.
Se con Stripped, il suo album più riuscito e iconico, Aguilera si affrancò dall’immagine rassicurante e costruita a tavolino di ragazza della porta accanto, scandalizzando e mostrando un lato totalmente inedito di sé, la consacrazione e l’apice della carriera lo ha raggiunto con Back to Basics, acclamato dalla critica, e con Bionic (che però ha avuto meno successo di quello che avrebbe meritato). Ora si apre per lei un’altra fase della sua carriera.
A prescindere dai risultati di vendita che conseguirà, Liberation ha il pregio di aver restituito a tempo pieno, all’industria musicale, una delle sue più grandi interpreti.
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