“Tu non sei i tuoi anni,
nè la taglia che indossi,
non sei il tuo peso
o il colore dei tuoi capelli.
Non sei il tuo nome,
o le fossette sulle tue guance,
sei tutti i libri che hai letto,
e tutte le parole che dici
sei la tua voce assonnata al mattino
e i sorrisi che provi a nascondere,
sei la dolcezza della tua risata
e ogni lacrima versata,
sei le canzoni urlate così forte,
quando sapevi di esser tutta sola,
sei anche i posti in cui sei stata
e il solo che davvero chiami casa,
sei tutto ciò in cui credi,
e le persone a cui vuoi bene,
sei le fotografie nella tua camera
e il futuro che dipingi.
Sei fatta di così tanta bellezza
ma forse tutto ciò ti sfugge
da quando hai deciso di esser
tutto quello che non sei.”
È con le parole di Erin Hanson che l’eccezionale Monica Faggiani, nel suo recente spettacolo “Quel che Resta”, parla al suo pubblico. E lo fa con la stessa gioia e trepidazione con cui ci attende in scena già prima che tutto abbia inizio, uno per uno, mentre prendiamo il nostro biglietto e posiamo rapidi i cappotti.
Monica ci guarda in silenzio e sorride nell’attesa di raccontare la sua storia, una storia forte, sofferta, dolorosa per l’anima e la dignità. Una storia di mobbing, una di quelle storie che mai ti aspetteresti e che fanno male. Molto male. Una storia realmente vissuta anche se di qualche anno prima e quindi in qualche modo già alle spalle e metabolizzata. Una di quelle storie così tremende che quando ti guardi indietro, ti rendi conto che non sei più tu. Sei diventata una persona più forte e comunque diversa.
Sofferenza. Dubbio. Cambiamento. Riscatto. Vittoria. Il tortuoso percorso, intrapreso da Monica, la porta oggi a voler raccontare se stessa, e la metamorfosi che la porteranno a definire sé stessa come “donna del cambiamento”.
E tutto è naturalmente guidato da idee, riflessioni e domande sul grande tema, quello essenziale e che sempre sfugge. Il tema sul quale tutti ci rompiamo la testa e il cuore e su cui ci interroghiamo senza tregua: l’AMORE.
E non è un caso se l’atmosfera che ci pervade è dominata dal colore rosso: il colore del cuore, ma anche il colore della rabbia, del sangue, del fuoco, dello stop e della passione.
È il colore dell’inizio di tutto, di un’esistenza che si muove leggera e rapida nelle sue scarpette rosse come la sua veste.
Ed è il nostro punto di partenza. Un inizio pieno di gioia, d’amore e di attesa di tutte le belle sorprese, che alla nostra “Candy Candy” la vita riservava con certezza. Un percorso con epilogo certo: “e vissero felici e contenti“, in un mondo sognante e sonoro come la musica delle fiabe raccolte a fascicoli.
C’è tutto e tutto è bello in questo scrigno di aspettative preziose.
O forse no. Forse è tutt’altro.
Perché nel palcoscenico della vita la scena cambia rapidamente e il colore rosso cede presto il passo al colore nero.
E così quella ragazza sognante e ingenua nella sua freschezza giovanile, lascia a un tratto il posto alla donna adulta che “chiude la porta e corre via”.
“Quel che resta” è incalzante e racconta l’impossibile: la storia che mai la nostra sensibilità e disarmata fiducia vorrebbe sentire, ovvero il vissuto sconvolgente che, a dispetto della storia, è anche racconto intessuto di grande autoironia e di tanta bellezza.
La bellezza di una donna intelligente, ironica e forte. E bella.
Dopo una sosta al Teatro Linguaggi Creativi di Milano, questo straordinario monologo, con l’aiuto regia di Silvia Soncini, Alessandro Tinelli e Andrea Finizio per il disegno luci e assistenza tecnica e grafica, sarà in scena domenica 25 marzo alle ore 20.00 presso il Circolo Ohibò in via Benaco 1 sempre a Milano.
E, come ultima e imperdibile data, il 18 aprile in Piazza della Repubblica a Teatro nelle Case, Milano.
Vi riporto per le news e aggiornamenti il link della pagina FaceBook dello spettacolo teatrale: https://www.facebook.com/quelcherestasonoio/?fref=ts
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