Qualche settimana fa è stato proiettato in una ventina di sale italiane Subs Heroes, documentario che ha potuto raggiungere il grande schermo grazie alla piattaforma MovieDay, sulla quale sono gli spettatori a decretare quali film saranno proiettati in un evento pubblico, in quello che è a tutti gli effetti un crowdfunding di distribuzione cinematografica. Si tratta della formula più appropriata per un’opera che approfondisce un fenomeno nato e portato avanti “dal basso”, ovvero la community dei sottotitoli italiani.
Ormai è pratica diffusa guardare telefilm in lingua originale, con sottotitoli in italiano, a poche ore della trasmissione in patria; fino a 15 anni fa i fan italiani di una serie televisiva erano costretti ad aspettare mesi (se non anni) per scoprire come proseguivano le avventure dei loro beniamini, nei casi più sfortunati dovendo anche fare lo slalom tra i palinsesti per non rimanere sorpresi da improvvisi cambi di programma. Perdere una puntata all’epoca significava spesso aver perso un tassello importante del racconto, e dover proseguire la visione della serie consapevoli di una fruizione incompleta, alla quale si sarebbe potuto rimediare solo alle successive repliche o con l’arrivo della serie in versione home video. Questa tortura oggi ci sembra impensabile, dopo l’avvento di Internet, dei torrent e dello streaming, grazie ai quali possiamo scaricare e vedere episodi recuperandoli da una videoteca digitale virtualmente senza limiti.
La potenza del Web però ci ha permesso di bruciare le tappe e ci consente di mettere le mani su una puntata di un telefilm poco dopo la trasmissione in patria, senza dover sottostare alle decisioni delle emittenti italiani. Ma non tutti gli spettatori italiani hanno un livello di comprensione dell’inglese parlato sufficiente a comprendere un telefilm originale, soprattutto considerando gli accenti territoriali, parlate slang o modi di dire che inevitabilmente farebbero perdere qualche sfumatura anche a un fruitore con una conoscenza media della lingua. La risposta a questo problema sono i sottotitoli, e proprio basandosi su di essi nel 2006 è nata ItalianSubs, community amatoriale alla quale oggi contribuiscono circa 500 traduttori e che ha ormai superato le 500.000 iscrizioni. Dietro la nostra possibilità di fruire comodamente di qualunque telefilm attiri il nostro interesse ci sono appassionati che si firmano con nickname come Metalmarco, Klonny, Sparrowrulez e LucasCorso, nomi che hanno portato avanti un movimento quasi carbonaro, grazie al quale oggi è innegabilmente cambiato il nostro modo di guardare le serie televisive. Nel dire ciò non ci riferiamo solamente alla fruizione online, ma anche all’influenza che ItalianSubs ha avuto sui canali generalisti o sulle emittenti pay-per-view: basti pensare alle puntate di Game of Thrones trasmesse sottotitolate in contemporanea con gli USA, e doppiate a tempo di record per mandare in onda la versione italiana dopo appena una settimana. Ma la community di ItalianSubs è anche una perfetta cartina tornasole, novello Auditel, che consente agli operatori televisivi di monitorare quali sono le serie più seguite, così da acquistare i diritti delle opere che hanno attirato rapidamente un maggior interesse.
Dopo un’esaustiva ricostruzione storica di questo fenomeno, Sub Heroes analizza anche gli elementi correlati alla nascita della community, raccontando le difficoltà attraversate da chi l’ha portata avanti settimanalmente, esaminando i sacrifici compiuti e come questa attività abbia in qualche modo cambiato la loro vita. Tra aneddoti personali e reportage dai raduni durante i quali gli utenti si incontrano dal vivo, il documentario riesce a fornire un ritratto completo della realtà ItalianSubs, comprensibile anche per chi non fosse avvezzo a scaricare abitualmente file .srt o .sub.
Ovviamente questo movimento ha attirato le ire di molti soggetti che lavorano in questo campo, traduttori professionisti in primis e lavoratori del campo audiovisivo pronti a considerare questa community pura pirateria pronta a privarli della pagnotta sotto i denti. Esiste il diritto d’autore, ma ItalianSubs non permette di scaricare i video, ma solamente i sottotitoli, collocandosi così in una zona grigia che rimanda quindi a soggetti terzi la responsabilità delle puntate disponibili online (che inevitabilmente però sono state viste per redigere i sottotitoli, e dovranno poi essere scaricate dagli utenti). Anche una traduzione però dovrebbe sottostare a delle regole, visto che in parte contiene il testo della fonte, e non potrei mai permettermi di tradurre un libro o uno spettacolo teatrale senza contattare chi detiene i diritti dell’opera originale.
La sequenza più interessante e stimolante del documentario è una critica reciproca che viene fatta da chi è pro e chi è contro ai sottotitoli, anche da un punto di vista artistico. Chi è favorevole ai sottotitoli critica il doppiaggio, perché spesso fa perdere sfumature dell’interpretazione originale ed è vincolato al labiale; chi invece è contrario ai sottotitoli li accusa di essere spesso troppo sintetici per questioni di spazio e rapidità di lettura, oltre a intaccare un’inquadratura studiata con cura dal regista. Purtroppo queste osservazioni vengono fatte alla cinepresa, ma non viene data la possibilità di un contraddittorio alla fazione opposta, e durante la visione si sente la necessità di sapere quali sarebbero state le risposte. Ma nella più totale imparzialità, è lasciato allo spettatore il giudizio finale su questa pratica, che nel bene o nel male è ormai un elemento da cui le produzioni televisive non possono più prescindere.