Guareschi: il “Piccolo Mondo Antico” che cede il passo al moderno

Guareschi: il “Piccolo Mondo Antico” che cede il passo al moderno

Nella lunga presentazione che anticipa i racconti del primo “Don Camillo”, Giovannino Guareschi spiegava che tutto nacque per colpa di una donna. Era stato preso come cronista e saliva su e giù per la Bassa Padana a cercare notizie quando conobbe una ragazza bellissima. Da allora iniziò a pensare sempre alla ragazza e non aveva più tempo per salire su e giù lungo la Bassa. Il giornale però reclamava storie da pubblicare e Guareschi iniziò a inventarle. Andò a finire che le sue storie verosimili diventarono più popolari di quelle reali: fu così che nacquero i racconti del prete e del sindaco comunista che si fronteggiano nell’Emilia del dopoguerra. Ma anche questa potrebbe essere solo una delle tante storie inventate dall’autore…

Il mondo che raccontava Guareschi, il “Piccolo Mondo Antico” è un mondo che oggi non esiste più e che forse non è mai esistito, se non nella mente del suo autore. La serie di “Don Camillo” copre un arco di tempo che va dal 1946 al 1966 e racconta le vicende accadute nell’immaginario paese di Ponteratto, un piccolo centro agricolo addormentato sulla riva del fiume Po. Nella fortunata trasposizione cinematografica con Gino Cervi e Fernandel, Ponteratto diventò poi Brescello.

Il Piccolo Mondo Antico è un posto semplice, con leggi immutabili tramandate da padre in figlio. Un posto dove si bestemmia non per far dispetto a Dio ma al prete, dove volano facilmente le sberle ma sempre onestamente, cioè senza odio. Qui la parola data ha un grandissimo valore e non si spara alle spalle, neanche se sono quelle del proprio peggior nemico. Non è certo un Paradiso, Guareschi descrive con pagine molto cupe anche le tristi vicende del “triangolo della morte” che sconvolsero l’Emilia a fine anni Quaranta. In una terra dove la contrapposizione politica è diventata così dura e truce da legittimare l’omicidio degli avversari politici e talvolta anche dei loro parenti, Guareschi propone le figure di don Camillo e Peppone, un parroco e un comunista anomalo che seguono le direttive della Chiesa e del Partito ma sanno anche ragionare con la loro testa e sanno che prima di ogni ideologia, viene la persona, con la sua complessità, le sue contraddizioni e la sua umanità.

Da buon conservatore, Guareschi osserva con diffidenza il progresso che gradualmente cambia anche il Piccolo Mondo Antico. Nel mondo di Guareschi il pericolo viene quasi sempre dalla città e dalla città arriva sempre qualcosa che turba gli equilibri del Piccolo Mondo Antico. Non è un luddista, il suo atteggiamento è più rassegnato che altro. Non invoca le fiamme dell’inferno sulla modernità, ma annota, da cronista, gli stravolgimenti della modernità e li tratta con bonaria ironia. Sa che neppure le macchine potranno cambiare realmente l’animo umano.

Guareschi muore nel 1968, proprio nell’anno della rivoluzione studentesca che mette a soqquadro il vecchio sistema valoriale. Lo scrittore, però, fa in tempo a vedere e a raccontare gli anni Sessanta, il boom economico, l’arrivo del benessere anche nella piccola contrada di don Camillo. Nell’ultimo libro, “Don Camillo e i giovani d’oggi” è l’ultimo definitivo confronto fra il vecchio e il nuovo. La contestazione irrompe nelle pagine guareschiane e sia Don Camillo che Peppone sono costretti a confrontarsi con un’evoluzione in cui stentano a riconoscersi. Il parroco si trova costretto a sopportare le novità introdotte dal Concilio Vaticano II (simboleggiato dall’arrivo di un viceparroco di sinistra, don Chichì), il sindaco la nascita di una corrente maoista che lo accusa di essersi imborghesito. Il matrimonio fra la nipote “ye-ye” di don Camillo e il figlio capellone di Peppone chiude l’ultimo capitolo della saga in un’apparente ritorno agli equilibri del passato. Ma appunto è solo apparenza. Il progresso, alla fine, ha vinto, il Piccolo Mondo Antico cede il passo a qualcosa di nuovo. Le distanze si accorciano, i mezzi di trasporto diventano sempre più veloci, le culture si mescolano, le leggi cambiano, i costumi e le tradizioni si adeguano. Cambiano persino gli ideali per cui lottare. Restano gli uomini, con le loro meschinità e le loro grandezze, i loro sogni e i loro desideri di giustizia. Restano le loro storie, che aspettano solo di essere raccontate.

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