Lo scorso 4 Gennaio è finalmente uscito nelle sale italiane “Tutti i soldi del mondo” del regista britannico Ridley Scott (che viene citato nei promo come regista di “The Conselor”, “Exodus” e “The Martian”, mentre il sottoscritto ama ricordarlo per “I duellanti”, “Alien” e “Thelma&Louise”). Finalmente perchè il film è oramai diventato famoso per la sostituzione di Kevin Spacey (travolto dal noto scandalo sulle molestie sessuali) con Christopher Plummer nel ruolo del magnate Jean Paul Getty, fondatore della Getty Oil Company.
La trama del film è incentrata sul fatto di cronaca del rapimento del sedicenne John Paul Getty III (interpretato da Charlie Plummer) avvenuto a Roma nel Luglio 1973 a scopo di estorsione nei confronti del nonno del ragazzo, l’allora uomo più ricco del mondo Jean Paul Getty (Christopher Plummer). Assistiamo quindi alla lotta di Abigail Harris (Michelle Williams), madre del rapito, nei confronti del suocero per racimolare la cifra richiesta dai rapitori (17 milioni di dollari), il quale non ha la minima intenzione di concedere un solo dollaro nei confronti del nipote (celebre la frase “ho 14 altri nipoti, e se tiro fuori anche un penny avrò 14 nipoti sequestrati”). La donna verrà aiutata da un ex-agente della CIA e collaboratore di Getty, Fletcher Chase (Mark Wahlberg), incaricato da quest’ultimo di negoziare con i rapitori in modo da far rilasciare il ragazzo alla minor cifra, ma che durante il film si converte totalmente alla causa della madre anche grazie all’eccessivo cinismo del magnate stesso.
Sotto il piano strettamente formale, il film non è criticabile: scenografia ben curata e fotografia ineccepibile, con piani sequenza gestiti in modo tale da risultare invisibili allo spettatore. La recitazione è molto buona (non ottima) da parte di tutti gli attori, in particolare Michelle Williams, assoluta protagonista nel mostrare le emozioni di una madre di fatto sola nel dover gestire la vicenda nei confronti dei media, e Christopher Plummer, bravo nel riuscire a dipingere Getty in pochi giorni di produzione messi su in fretta e furia (a film già interamente montato).
Prendendo invece in considerazione la parte più “emozionale”, il film mostra molte lacune. In primo luogo la sceneggiatura, contenente scene poco utili allo sviluppo della storia e lacunosa invece in aspetti che risulteranno cardine nella trama, come i rapporti tra i personaggi di Getty III e Cinquanta (uno dei rapitori), così come nel finale, romanzato in maniera eccessiva rispetto alla realtà dei fatti e privo di una spiegazione logica riguardo i comportamenti di Jean Paul Getty.
In seconda battuta il contesto e in particolar modo alcuni personaggi risultano stereotipati in maniera eccessiva, come i paparazzi che attendono i personaggi fuori dai palazzi ad ogni singola scena oppure l’omertà dei compaesani dei rapitori nei confronti del rapito.
Infine, sebbene gli ultimi 15 minuti siano certamente ben montati in modo da creare il giusto crescendo drammatico, la tensione è la grande assente in tutto il resto del film: sono presenti scene in cui la colonna sonora viene alzata di volume per indurre suspence nello spettatore, ma che viene puntualmente disattesa non facendo accadere nulla di rilevante.
In conclusione, “Tutti i soldi del mondo” si dimostra un film tecnicamente curato ma molto abbozzato nei contenuti e nelle intenzioni, tale perciò da far pensare che l’avvicendamento Spacey-Plummer tanto pubblicizzato dalla stampa sia stato di fatto una cassa di risonanza involontaria che ha posto questo film sotto i riflettori più di quanto lo sarebbe stato senza lo SpaceyGate, sia in positivo (visibilità anche in vista dei premi cinematografici alle porte) che in negativo (boicottaggio di spettatori in solidarietà con il due volte premio Oscar).
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