La miniserie cyber-umoristica “Lost in Google”, la comicità priva di tabù di “Gay ingenui”, il grammelot partenopeo delle Vrenzole, l’eccesso di immedesimazione de “Gli effetti di Gomorra sulla gente”.
Potete essere tra quelli che hanno compreso il senso di queste prime righe, o forse vi state domandando cosa rappresenti questa introduzione apparentemente priva di significato. Tutto dipende se conoscete o meno i The Jackal, un collettivo di videomaker in grado di ottenere milioni di visualizzazioni su Internet; probabilmente li avrete visto quest’estate cantare Despacito in macchina senza ritegno alcuno, o in chissà quale altro loro video un vostro amico ha deciso di condividere su Facebook facendoveli conoscere per la prima volta.
Ciro, Simone, Fabio, Fru sono i volti più noti di questo team, autori e attori ma al contempo anche personaggi delle loro opere, con ruoli e dinamiche ormai consolidati all’interno del gruppo. Tutto è iniziato con alcuni corti amatoriali girati tra amici, tecnicamente grezzi e realizzati principalmente con lo scopo di divertirsi. Col tempo la squadra si è ampliata, l’attrezzatura a disposizione è diventata sempre più professionale, il tempo dedicato a questa passione è aumentata ed è arrivata la popolarità sul web. Il successo e la crescente qualità delle loro opere li ha fatti notare anche da imprese che li hanno contattati per realizzare spot o altro materiale, tra cui spiccano un documentario su Napoli in 4K e l’introduzione dei David di Donatello 2016 trasmessa in prima serata su Sky.
Se non li seguite regolarmente su YouTube, tra i video più interessanti pubblicati negli ultimi due anni ci sono senza dubbio “30 anni – Il sabato sera”, un emozionante spaccato generazionale, e “Sopravvivere a un matrimonio d’estate”, un grottesco video di satira sociale, degno erede delle disavventure paradossali di Fantozzi. Se non li avete visti vale la pena recuperarli, per capire il livello qualitativo raggiunto dai The Jackal, eccellenza italiana nel loro settore che continua a proporre le sue produzioni online gratuitamente, ma potrebbe benissimo sostenere il passaggio al grande schermo.
Infatti, a 10 anni di distanza dal primo video pubblicato sul loro canale Youtube, è arrivato nelle sale il loro lungometraggio “Addio Fottuti Musi Verdi”, una divertente commedia di fantascienza che inevitabilmente spicca tra le proposte del cinema nostrano attuale; è un ulteriore tassello della new wave dei film di genere, una rinascita avviata dai Manetti Bros. e da opere come “Lo chiamavano Jeeg Robot” o “Veloce come il vento”. Si tratta di una scelta di certo ambiziosa per un’opera prima, ma perfettamente in linea con il tocco cinefilo che ha sempre caratterizzato i video del team, e il loro desiderio di alzare continuamente l’asticella qualitativa.
Ciro Priello, un grafico che vive in un appartamento di fronte (letteralmente) a quello di sua madre, non vuole lasciare Napoli, attirandosi le aspre critiche dell’amica esterofila, costretto ad arrabattarsi tra lavoretti che non valorizzano la sua formazione e le sue competenze. Il cervello in fuga in questo caso viene prelevato coattivamente nel sonno da un’astronave aliena, dopo che il suo curriculum è stato inviato nello spazio per una bizzarra serie di eventi. Solo al di fuori dell’orbita terrestre il suo talento incompreso verrà finalmente messo al servizio di un incarico di responsabilità, in un ambiente di lavoro che lo rispetterà come mai nessuno aveva fatto sul suo pianeta.
L’iniziale critica sociale sulla precarietà, evidente fin da questa breve sinossi, viene affrontata in modo leggero senza però addentrarvisi mai a fondo; gli autori non sembrano interessati a trasmettere un messaggio vero e proprio o una morale a riguardo, ma sfruttano questo elemento come trampolino di lancio per passare ad altro. La seconda parte del film infatti si concede un cambio di genere, pigiando l’acceleratore sulla componente action e ricalcando gli stilemi del blockbuster hollywoodiano, pur mantenendo una vena demenziale. Tra i topos del cinema americano ormai c’è il cameo a scopo umoristico (celebre la comparsata di Chuck Norris in “Palle al balzo”, Mike Tyson in “Una notte da leoni”, o il ruolo più rilevante assegnato a Tom Jones in “Mars Attacks!”) e i The Jackal non si lasciano sfuggire quest’opportunità, seguendo un meccanismo che avevano già sfruttato sul web, ad esempio chiamando Alessandro Cecchi Paone o Roberto Saviano a “nobilitare” la puntata finale di alcune loro miniserie.
Vedere un gruppo di amici al pub discutere di alieni intorno a una birra ci fa subito pensare a “La Fine del Mondo” di Edgar Wright, regista che è evidentemente un punto di riferimento per i The Jackal; in “Addio Fottuti Musi Verdi” in qualche modo sono riusciti a fornire un’adeguata chiave di lettura che riprende quel tipo di cinematografia senza però tradire le origini italiane. La fotografia, la regia e il montaggio sono gli elementi più riusciti della pellicola, assieme a un design che denota una cura per il particolare per nulla scontata nel nostro Paese.
Il protagonista, novello Arthur Dent, inizialmente si muove da solo tra i luminosi corridoi dell’astronave, e anche se diverte vederlo alle prese con questo contesto le sue reazioni spropositate spesso risultano eccessive. È un tipo di recitazione efficace per gli sketch online di un paio di minuti, ma in un lungometraggio risulta in più occasioni macchiettistica. Fortunatamente la spalla Fabio Canonico è un ottimo caratterista, eccellente nei tempi comici e in grado di gestire con un equilibrio perfetto un personaggio sopra le righe.
Va sottolineata anche la massiccia campagna promozionale avvenuta su più fronti: interviste più o meno serie pubblicate sul loro canale YouTube, lo spinoff a fumetti “Fottuti Musi Verdi a Chi?” incentrato sul tenente Ruzzo Simone… ma soprattutto una fantastica operazione che si prende beffe della pirateria online. Provate infatti a cercare il film per il download digitale o lo streaming e troverete un file di un’ora e mezza caricato dagli stessi The Jackal, nel quale “puniscono” chi ha cercato di vedere il loro film a scrocco leggendo l’elenco completo del cast e dello staff che ha partecipato alla produzione.
Dispiace constatare che, nonostante l’enorme popolarità (meritata) che i The Jackal sono riusciti a costruirsi online negli ultimi anni, l’accoglienza di “Addio Fottuti Musi Verdi” al botteghino finora è stata abbastanza tiepida. Nei decenni passati il pubblico aveva premiato i personaggi provenienti dalla televisione che erano sbarcati sul grande schermo (basti pensare a Massimo Troisi, Roberto Benigni, Carlo Verdone, Aldo Giovanni & Giacomo, Checco Zalone) dandogli così la possibilità di cimentarsi con progetti di più ampio respiro. Evidentemente lo stesso processo non si sta ripetendo anche per i fenomeni del web, come testimonia anche il flop di inizio anno scorso di “Sempre meglio che lavorare” dei The Pills. È lecito domandarsi il motivo per cui la fidelizzazione costruita da questi collettivi sui social network – piattaforme in cui l’interazione costante con gli spettatori è maggiore di quanto avveniva in TV – non riesca a essere un motore in grado di alimentare il mercato cinematografico. Forse il pubblico non è più disposto a pagare per ottenere un prodotto simile a ciò che può vedere gratuitamente dal monitor di un computer o dal display di un cellulare. Inutile dire che questo significherebbe privare i talenti odierni della possibilità di essere nobilitati da un mercato dotato di maggiore visibilità e budget superiori; o forse, prima di gridare Cinema kills the YouTube stars, dobbiamo sperare che i The Jackal trovino canali alternativi attraverso i quali esprimersi in modi sempre nuovi.
“Addio Fottuti Musi Verdi” è sicuramente una ventata d’aria fresca nel panorama cinematografico delle commedie italiane, non priva di piccoli difetti che però vengono surclassati dai pregi, in primis il coraggio dimostrato nell’osare una strada così atipica e impegnativa. Vogliamo sperare che tra qualche anno questo non sarà ricordato come “il film dei The Jackal” ma la loro opera prima… che in realtà tale non è, come il web è pronto a testimoniare.