Una continua cascata di trucioli cade sulla scena del Piccolo Teatro di Milano con il Pinocchio di Antonio Latella, già protagonista nella stagione teatrale del 2016/2017, e di nuovo sulle scene dal 12 al 18 novembre 2017.
La storia è nota a tutti ma l’adattamento del regista partenopeo della fiaba educativa di Collodi, è tutt’altro che un romanzo per bambini, al punto da essere sconsigliato ai minori di 14 anni.
Il mondo infantile di giochi e facili bugie, fulcro dell’originale favola “Le avventure di Pinocchio” viene traslato ad un mondo adulto gremito di menzogne, vero punto di partenza di Latella. Il bambino-burattino, da subito, si trova a dover affrontare i suoi bisogni primari in una realtà estranea, ostile e menzognera, che non gli dà risposte.
Se da una parte la trama ricalca, o quasi, quella dell’originale favola, ci si chiede quale sia la “morale” di Latella. Il regista smonta sin dall’inizio la tradizionale figura del burattino, così come immaginata nella nostra infanzia. Anche l’idea che le bugie gli facciano crescere il naso, diviene questa stessa una menzogna alla quale abbiamo imparato a credere.
“Il naso di Pinocchio, nella favola collodiana, si allunga varie volte, ma non sempre quando Pinocchio mente. A volte si allunga perché vive…” – spiega il regista.
Ci si chiede inoltre se la regia di questo spettacolo voglia farci seguire il filo conduttore che, passando da Dickens, arriva fino a Collodi e Roald Dahl. Un filo di denuncia che si palesa nel contrasto tra il mondo puro dei bambini e quello superficiale degli adulti.
Sballottato in un mondo pirandelliano di figure che saranno parte della sua vita, sospesa tra gioco e tragedia, tra finzione e realtà, il burattino assumerà prima il ruolo di vittima del mondo che non gli ha ancora fatto “capitare un quarto di bene“ e subito dopo il suo ruolo sarà quello di ingrato carnefice proprio nei confronti delle persone a cui deve la vita: Geppetto, che la vita gliel’ha data e la Fata Turchina, che gliel’ha salvata.
Latella regista ci fa scoprire un Geppetto ricco di sfaccettature e di significati. Mastro Geppetto, figura di padre, è la colonna portante del tema del rapporto padre-figlio. Proprio questo contenuto diviene il cuore centrale dell’intera opera, che ruota intorno alla continua e disperata ricerca del padre di costruire un rapporto col figlio.
Un rapporto che permane sfuggevole e irrisolto fino a giungere a un finale atroce ed efficace, che ci riporta alla mente un immediato collegamento con molteplici situazioni odierne.
Un invito a teatro a cui non si può dire di no, ancora a Milano fino al 18 novembre e poi il 21 novembre la compagnia sarà al Teatro Municipale di Piacenza, in via Verdi 41.
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