It: un teen movie di grande successo

It: un teen movie di grande successo

A 27 anni dalla mini serie TV, dopo un’attesa che a molti sarà sembrata interminabile, anche in Italia è uscito It, film tratto dal monumentale libro-capolavoro di Stephen King.
A livello mondiale ha incassato più di 600 milioni, 320 solo negli Usa, polverizzando ogni record e risultando l’horror più visto di tutti i tempi. Sicuramente anche in Italia andrà molto bene.

Inizialmente era stato scelto per dirigerlo Fukunaga, che intendeva realizzare un film molto horror, sul modello di Shinning, vietato ai minori di 18 anni.
Date le divergenze con la casa di produzione, Fukunaga si è dovuto fare da parte per lasciare il posto a un regista meno inventivo come l’argentino Muschietti; che qui adopera a più non posso il classico repertorio da cinema horror (zombie, ragnatele, sangue ecc).

La storia è nota: nel Maine, cittadina del New England, un gruppo di ragazzini vittime di bullismo, il club dei perdenti (ma “losers” nel gergo americano significa sfigati), si troverà ad affrontare una terribile creatura, It, mostro poliforme che uccide i minorenni e si nutre delle loro paure più recondite.
Nella trasposizione cinematografica, il regista si prende molte licenze. La storia viene trasposta sul finire degli anni 80, anziché nel 58/59, come è nel libro. E questa è una scelta azzeccata.

Rispetto al libro è stata espunta la scena di sesso di gruppo tra i ragazzi; e It riappare non più ogni 30, ma ogni 27 anni.
A differenza del libro, il pagliaccio Pennywise assume un’inedita centralità: è lui ad incarnare It, la quintessenza del male. Va detto, alcune scene sono davvero efficaci (la migliore, forse, quella iniziale della barchetta, ma non sono da meno la lotta nella casa, il rapimento, quella nel bagno); ma nel complesso It risulta alquanto deludente.

Quasi mai un film può eguagliare il libro da cui trae origine (un’eccezione a mio avviso è la saga de Lo Hobbit, migliore del libro), ma il problema di It è che rimane troppo in superficie, lontano dalla profondità della storia elaborata da King, dalla sua capacità di introspezione, di descrivere i tormenti e le angosce adolescenziali. Mancano la tensione e l’inquietudine che caratterizzano il libro di King, capaci di incollare il lettore dalla prima all’ultima pagina.

It poggia tutto su un cattivo mellifluo, Pennywise, che però non incute paura né tantomeno terrore; a tratti fa quasi ridere (soprattutto quando spalanca le fauci).

Quello di Muschietti è un film pensato per un pubblico il più vasto possibile, puntando su un target di età giovanile. Il risultato è più una commedia adolescenziale che un vero e proprio horror; una versione molto più rassicurante, edulcorata del libro di King. Se lo si guarda da questo punto di vista, magari senza aver letto il libro, si può uscire dalla sala senza esserne scontenti.

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