Animali Notturni: le cose semplici sono le più terribili

Animali Notturni: le cose semplici sono le più terribili

Susan (Amy Adams) voleva fare l’artista. Invece ha aperto una galleria d’arte a Los Angeles e cavalca il successo grazie a mostre sempre più provocatorie. L’arte neanche le interessa più. Vive in una villa ultramoderna, circondata da segretari e dipendenti. Gli amici sono pochi e poco fidati. Il marito è un business man assente e indifferente. Un fatto inusuale interrompe la sua routine: l’ex marito Edward, dopo 19 anni di silenzio, le manda il manoscritto del suo romanzo. Edward (Jake Gyllenhall) era un uomo fragile e uno scrittore squattrinato. Sono cresciuti insieme in Texas e si volevano bene ma lui non le avrebbe mai potuto garantire una vita come quella che lei conduce adesso. Susan parla raramente di lui se non dire che la loro rottura è stata tragica: lei gli ha fatto qualcosa di terribile. La donna si getta completamente nella lettura del manoscritto, dedicandole tutte le proprie notti insonni. Infatti soffre talmente tanto di insonnia che Edward la chiamava “animale notturno”. Ed è così che s’intitola il romanzo dell’ex: “Animali notturni”. La storia che Susan legge, notte dopo notte, è sempre più atroce. E la cosa più atroce sono i riferimenti a ciò che accadde tra lei e Edward, quando stavano insieme. Susan per ben 19 anni ha cercato di non pensare a quell’amore finito male ma ora si trova costretta a guardare negli occhi il proprio senso di colpa. Anzi, non è costretta. Piuttosto, è affascinata dal ricordo di quell’uomo delicato di cui ha calpestato i sentimenti. I suoi sensi di colpa forse sono rimasti l’unica emozione profonda in una vita di rapporti superficiali?

Animali Notturni è il secondo film diretto dallo stilista Tom Ford, tratto dal romanzo “Tony & Susan” di Astin Wright. Presentato alla 73ª edizione del Festival di Venezia, si è guadagnato il Leone d’Argento. Tom Ford è un designer provocatorio e un regista interessante. Se le sue campagne pubblicitarie hanno spesso destato scandalo per un’esplicita messa in pratica del precetto “il sesso vende”, il suo cinema non perde l’occasione di colpire lo spettatore sul vivo. Ci si trova bombardati da immagini di una bellezza fredda e straniante, fin dai titoli di testa in cui donne anziane, grasse e cadenti sono illuminate da una fotografia da spot pubblicitario e ballano in rallenty con indosso nient’altro che un cappello da majorette.

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Il tema principale del film è la tensione tra i due lati della personalità di Susan: l’ambizione e il desiderio d’affetto. Questa donna pare essersi realizzata, è ricca, ha successo ma non si è ancora spenta in lei la voglia di delicatezza e sensibilità che l’aveva portata tra le braccia di Edward e che la spingeva a non diventare come i suoi genitori. Alla fine Susan ha disprezzato Edward per mettersi con un uomo che le ha dato tutto tranne l’amore. È diventata sola e insoddisfatta, esattamente come sua madre.

La tensione tra ambizione e affetto è resa attraverso le immagini: gli interni della villa di Susan, con inquadrature strette e con una composizione costruita in ogni minimo dettaglio, sono contrapposti agli ariosi panorami naturali del Texas. Mentre l’uomo si sente potente dentro al castello dorato che si è costruito, diventa debole una volta che esce e si perde nella natura incontaminata. Ad un party, un amico di Susan la biasima per essere malinconica perché le ricorda che è molto più dura là fuori, nel mondo reale. Più che un castello, Susan sembra vivere in una prigione dorata. La sua evasione è leggere.

Anche i colori e le forme costituiscono un contrasto: la villa è asettica, minimal e dominano il bianco, il nero e il rosso. Il desiderio d’affetto è immersione nella natura, ha forme semplici, meno ordinate e dominano i colori sobri del verde, marrone e grigio. Alla fine del percorso che Susan compie attravero il romanzo, cerca una riconciliazione tra questi due lati della sua personalità: la vediamo indossare un abito lussuoso e sensuale ma di un colore verde che ricorda il Texas in cui è cresciuta. Curiosità: i bellissimi abiti che Amy Adams indossa non provengono da una collezione di Tom Ford né di qualsiasi altro stilista ma sono stati disegnati dalla costumista Arianne Phillips.

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Amy Adams non interpreta solo Susan. I suoi occhi penetranti e suoi folti capelli rossi si prestano a trasformarsi completamente in pochi dettagli ed eccola diventare una Susan del passato, una ragazza texana dalle buone maniere che non si era ancora fatta trascinare dal lusso dei party di Los Angeles. Anche Jake Gyllenhall ha un doppio ruolo: quello di protagonista del romanzo di Edward, e quello nei ricordi di Susan. Entrambi gli attori riescono ad eccellere nella duttilità.

Questo thriller è congegnato in modo da accumulare tensione senza permettere allo spettatore di prendersi alcun sospiro di sollievo. Non si può sfuggire alla vista di scene crude ai limiti del cattivo gusto e risulta sgradevole dover empatizzare con personaggi così sfiniti dalle proprie angosce. Adams e Gyllenhall riempiono Susan e Edward di umanità ed è proprio grazie alle loro interpretazioni che rimaniamo attaccati allo schermo, in ansia di capire che cosa accadde di così terribile tra i due. La risposta in realtà è molto semplice, così come sono semplici le cose più terribili.

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