Vi è mai capitato di passare la giornata successiva ad una serata a pensare, metabolizzare e tentare di comprendere le emozioni che vi ha regalato l’esibizione musicale di un artista che apprezzate particolarmente? Questo è esattamente quello è successo a chi scrive in seguito alla serata di sabato 12 novembre, quando Joe Claussell è passato ad incendiare di cultura musicale il Take it easy qui a Milano.
Prima di parlare delle emozioni che ha portato con sè la serata è però necessaria una breve introduzione del nostro artista: Joaquin Claussell è una delle figure chiave dell’House Music; nasce a Brooklyn nel 1966 da una famiglia portoricana, e possiamo dire che si è sempre dedicato alla sua più grande passione, ovvero la musica, tanto che sin dagli anni ’80 si esibiva ogni venerdì in jam sessions al Dance Tracks, storico negozio di dischi in quel di New York, negozio di cui successivamente è diventato compropietario insieme a Stefan Prescott.
La vera svolta nella sua carriera avviene nel 1996, quando fonda l’etichetta Spiritual life music, grazie alla quale può dedicarsi all’esplorazione dei vari ambiti del mondo musicale, andando oltre le dinamiche da dancefloor.
Nello stesso anno fonda insieme a Jerome Sydenham la Ibadan Records, etichetta su cui sforna una serie di remix e produzioni che lo rendono definitivamente un’icona del genere House, per capire di cosa stiamo parlando ascoltatevi “Je Ka Jo“.
Dopo una serie di anni dedicati ai dj set nei club, ultimamente ha fondato la jazz band “Bugge’n’ Friends“, insieme al jazzista Bugge Wesseltoft, progetto live molto interessante che sta portando con grande successo in giro per il mondo.
Esaurita in poche righe la sua biografia, parliamo ora della serata di sabato 12 novembre: Joe inizia il suo set al Take it Easy alle 2.30, il locale è pieno e la gente carica, è consapevole di essere di fronte ad una vera e propria leggenda, si avverte insomma l’atmosfera delle grande occasioni.
Joe, come al solito, non tradisce le attese e per due ore e mezza fa letteralmente godere gli astanti con la sua selezione musicale sempre raffinata, e mai banale, ricca di percussioni, riff di pianoforte,trombe e vocals da brividi, senza che ci si stanchi mai un secondo. Non c’è mai un momento di pausa, sembra di essere su un treno in continua corsa, verso una destinazione che si spera arrivi il più tardi possibile, infatti al momento della chiusura del set, culminato con la splendida “Another star” di Stevie Wonder, c’è un unico rammarico: non poter stare ad ascoltare ancora per un po’ musica così celestiale.
In genere è difficile di solito assistere ad un set così deciso e ben variegato, è infatti un onore poter ascoltare una selezione musicale di questo genere, così come è sempre eccezionale assistere alle continue variazioni di tonalità, all’uso sapiente di filtri ed effettistica che permette a Joe di poter portare la traccia al punto esatto, svuotandola e riempiendola di tensione, creando una serie di effetti distorsivi che non fanno che aumentare la qualità del sound del set e di conseguenza le emozioni che esso regala alla folla.
Infine anche sabato si è avuta una dimostrazione del modo eccezionale in cui Joe è solito vivere i suoi set, infatti il suo corpo diventa un tutt’uno con la sua musica, sembra farci l’amore, dando tutto se stesso, saltando a destra e a manca, senza stare fermo un secondo, come se avesse una spinta emotiva che gli giunge dall’anima. Ecco perché abbiamo deciso di citare nel titolo di questo articolo la sua affermazione “House Music is a spiritual thing“; per capirla appieno dovete però assistere ad un suo set dal vivo, oppure se volete un feedback immediato vi consigliamo di ascoltare e guardare su You Tube la sua Boiler Room al Weather Festival di Parigi!
Music Always.
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