The Neon Demon è l’ultimo lavoro di Nicolas Winding Refn e parla di una giovanissima aspirante modella che viene inghiottita dal fashion business. Inghiottita, abbastanza letteralmente.
The Neon Demon è uno di quei film che, una volta visti, ti lasciano con un grosso punto di domanda incollato in testa. Sento il bisogno di condividere i miei dubbi, aspettando che qualcuno mi dica la sua, dandomi ragione o dandomi torto. In me coesistono due pareri opposti riguardo al film. Fosse anche che voi me li confutaste, ne uscirei comunque dalla parte della ragione. È questo il bello di tutto ciò che è ambiguo. Ed è proprio di bellezza che parla il film.
Ma partiamo con ordine. Premetto che non sono una fan di Winding Refn. Anzi, ammetto di aver visto poco o niente di suo e che non ha mai attirato la mia attenzione, fino a The Neon Demon. Ho intenzione di compensare le mie lacune facendomi una dovuta maratona della sua filmografia. E l’articolo potrebbe anche finire qui. Se non che, nonostante la mia ignoranza, ho la sfacciataggine di continuarlo. Non vogliatemene, fan di Refn. La verità è che, mi ripeto, è un film che mi ha troppo colpita per reprimere quell’insana voglia di sbandierare la mia opinione ai quattro venti.
Mettiamo, quindi, parzialmente da parte la figura del regista danese che “non è il migliore regista del mondo ma il migliore a fare il tipo di film che fa”, su cui potrei dire solo un paio di banalità enciclopediche, studiate in passato, come la sua citazione che ho appena riportato. Concentriamoci su quello che abbiamo pensato usciti dalla sala.
The Neon Demon mi ha fatto schifo perché la struttura è degna di Scary Movie. Mi sento di dire che questo film non ha niente da dare a livello drammaturgico. I personaggi sono “simbolici”, che è un bel modo per dire “tipizzati”, maschere grottesche di qualità e difetti che emergono in modo piuttosto didascalico da dialoghi che annegano in oceani di silenzi non del tutto necessari. Sono delle macchiette in stile Scary Movie, insomma. Nessuno evolve, nessuno cambia, nessun colpo di scena. Hanno parlato dell’influenza di Dario Argento in The Neon Demon. Nei film di Dario Argento, il gioco tra vittima e carnefice viene spesso e volentieri portato allo stremo fino a un ultimo totale ribaltamento dei ruoli per cui scopriamo che il vero colpevole era proprio la persona più insospettabile di tutte. Queste belle cose, in The Neon Demon, non ci sono. Altro che Dario Argento, la disperata ricerca di far rabbrividire lo spettatore è portata avanti a mo’di Scary Movie: a suon di splatter gratuitamente grottesco.
The Neon Demon mi è piaciuto da matti perché voglio vestirmi così ad Halloween. La protagonista Jesse, ricoperta di sangue e paillette è destinata ad essere un’icona, ne sono sicura. Magari non al pari di Holly Golightly con gli occhialoni, il filo di perle e il bocchino ma sicuramente paragonabile a Laura Palmer di Twin Peaks, a cui fra l’altro somiglia e non credo proprio sia una coincidenza. Dicevo che “simbolico” è un bel modo per dire “tipizzato” ma vale anche il ragionamento opposto e Jesse è un simbolo che risveglia nello spettatore una curiosa ammirazione. Ma è davvero poi tanto bella? Così continuavamo a chiederci per tutto il film. La risposta di molti è: no. Ha un visetto più anonimo rispetto a certe sue colleghe tutte zigomi, per non parlare del corpo. Certamente è acqua e sapone, senza nulla di rifatto, senza traccia del passato, senza segni particolari che possano incidere sul suo futuro. Jesse non è il simbolo della bellezza ma del ruolo che ha una modella nel processo artistico che confeziona la bellezza. E ciò che deve fare una modella, non è essere bella. L’armoniosa regolarità di Jesse è accompagnata da una totale mancanza di personalità nei tratti fisici. Questo la rende una pagina completamente bianca su cui i make up artist possono liberamente sperimentare i propri prodotti. È una superficie geometrica su cui i fotografi possono far rimbalzare i faretti in arditi giochi di luce. È un manichino dalle dimensioni perfette per portare in passerella le creazioni degli stilisti. Tutti vorremmo essere Jesse non perché lei sia bella ma perché lei è la tela su cui dipingono le proprie opere d’arte gli artisti, in primis Winding Refn. Chi non vorrebbe sentirsi parte di un’opera d’arte? Per questo ad Halloween mi voglio truccare e vestire come lei.
– Da cosa sei vestita?
– Da The Neon Demon…
– Ah.
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