Di tanto in tanto il mondo mediatico si sveglia e scopre La Zanzara, programma cult di Radio24 condotto da Giuseppe Cruciani. L’ultima è stata la rissa (sfiorata) sotto la redazione del Sole 24 ore con gli attivisti di Fronte animalista, a quanto pare esasperati dalle provocazioni “carnivore” del conduttore. Aveva portato in studio un agnello che avrebbe fatto macellare mesi dopo per mangiarselo. Palese provocazione per attirare la rabbia degli animalisti attraverso gli interventi in radio; secondo Cruciani una manifestazione per rivendicare la libertà di mangiare carne rispetto alla prepotenza degli stessi animalisti (in genere vegan) che vorebbero imporre a tutti il loro regime alimentare. Fatto sta che il conduttore è sceso brandendo un insaccato come ulteriore gesto di sfida ed è scappato un attimo prima dello scontro fisico, attirando i riflettori anche dei social.
Il fatto in sé è ridicolo, ed è anche più ridicolo che faccia ancora scalpore. Ma la trasmissione vive di questo: provocazione professionale, fatta ad arte e ormai spesso artefatta. Una continua ricerca dell’eccesso fino a sfidare il senso del limite di un editore istituzionale come la Confindustria e di un orario teoricamente sobrio come il preserale dalle 18:30 alle 21:00. Il gioco funziona (non sappiamo ancora per quanto) grazie agli ascolti, che stracciano sistematicamente la concorrenza, in particolare quella di Radio Deejay. Eppure non è andata sempre così.
Giuseppe Cruciani ha cominciato una carriera da giornalista “serio” di cui il suo attuale personaggio trash quasi si vergognerebbe: inizi a Radio Radicale (di cui condivide molti ideali), politica estera su testate come Il Foglio e poi, dal 2000, proprio su Radio 24. La Zanzara (nome ispirato al celebre e irriverente giornalino scolastico del Liceo Parini) arriva nel 2006 quando il creativo direttore Giancarlo Saltalmassi gli chiede di inventarsi un nuovo programma, dandogli carta bianca. Nasce un talk show dai toni più vivaci del comune, in concomitanza con le elezioni politiche del 2006, in cui il conduttore “non si limita a fare da ausiliare del traffico” (cit.) ma prende parte alla discussione, accende gli animi, attacca direttamente l’ascoltatore che chiama per intervenire. Il programma riscuote successo: siamo ancora in una dimensione genuina, “da bar” come sottolinea la nota frase di un ascoltatore mandata in onda a inizio trasmissione per molte edizioni del programma. Affianco a Cruciani cominciano ad alternarsi delle spalle alla conduzione, fra cui Luca Telese (prima del passaggio al Fatto Quotidiano), Corrado Formigli, Alessandro Milan. Nel 2010 arriva il turno di David Parenzo, contraltare perfetto rispetto a Cruciani. Non verrà più sostituito.
Si può dire che La Zanzara, per come molti la conoscono, rinasce lì, per poi conoscere altre evoluzioni, sempre più trash. Il programma comincia ad apparire regolarmente sulle home page dei principali quotidiani italiani: fa parlare di sé. L’abilità dei conduttori è quella di riuscire a strappare dichiarazioni estremiste, massimamente scorrette, a esponenti della politica e dello spettacolo. Fomentare l’iperbole, incitare per poi smarcarsi; carezzare il pelo dell’ospite per il verso giusto facendolo rilassare per poi strappargli la dichiarazione monstre. Tanto accomodanti con gli ospiti quanto corrosivi con gli ascoltatori che chiamano da casa: insultati, maltrattati, sfottuti. I toni si accendono in automatico, soprattutto su temi sensibili come immigrazione, omosessualità, religione, minoranze etniche. A far da sfondo alle polemiche con chi interviene c’è una perenne dialettica fra i conduttori: Cruciani rappresenta il punto di vista liberista, cinico, a tratti greve, libertario e irriverente; Parenzo al contrario incarna il benpensantismo radical–chic, progressista, generoso, idealista. Dai centralini vengono appositamente selezionati gli ascoltatori più folli, alcuni di questi chiamano spesso e si fanno una micropopolarità. Un tale Mauro da Mantova arriva a farsi 6 schede telefoniche per eludere il limite di massimo 2 interventi mensili in trasmissione. E’ una macchietta di idee similnaziste, di un antisemitismo intollerabile in qualsiasi altra trasmissione. Non alla Zanzara, in cui Parenzo (ebreo) riceve attacchi da far accapponare la pelle (“dovresti essere messo nei forni” e peggio) senza mai andarsene: fa parte del gioco.
E’ un caravanserraglio trash e paradossale, un fight-talk imbandito apposta per fare audience, che si nutre di volgarità, estremismo, ironia. Una trasmissione dove si usano regolarmente espressioni come “negri” e “froci”, dove vengono raccolte (per attaccarle, sia chiaro) le opinioni della parte più intollerante o pittoresca della società, che pure esiste. Uno spazio a metà fra Howard Stern e 4chan. E tutta questa violenza viene resa innocua, ridicola, una caricatura, come fosse una scena palesemente esagerata di Pulp Fiction. È uno spazio di libertà unico in Italia che ha prodotto divertimento per milioni di ascoltatori che vanno dal camionista all’accademico della Bocconi. Il tutto mischiato col commento politico che talvolta riesce nello scoop rubato: come quando un imitatore (Andro Merkù) di Margherita Hack, Nichi Vendola e molti altri ingannò rispettivamente Valerio Onida e Fabrizio Barca, i quali rivelarono che i “saggi” scelti da Napolitano erano solo una montatura per prendere tempo, svelando le pressioni di Carlo De Benedetti sulla scelta dei ministri, facendo così infuriare direttamente il Presidente della Repubblica
Fecero scalpore le bestemmie in diretta di qualche ascoltatore; la transessuale Efe Bal che si spogliò completamente ripresa dalla webcam, la sfuriata di Pannella che cominciò a sfasciare lo studio; le sparate infinite dei vari Sgarbi, Borghezio, Toscani, Taormina; il Senatore Razzi che scese alla portineria della redazione del Sole per portare a Cruciani il cadavere del coniglio appena comprato dal macellaio che si sarebbe fatto cucinare la sera stessa al ristorante; le frequenti follie razziste di cui già si è detto… in un clima che va dall’esasperato al cazzeggio.
L’ultima svolta della trasmissione è avvenuta col terminare della scorsa edizione. A fine 2014 divenne sempre più influente per la trasmissione un gruppo di ascoltatori “militanti“, appasionatissimi del linguaggio della Zanzara, ironicamente ispirati a un altro ascoltatore divenuto popolare nell’ambiente: Riccardo da Roma, citato anche da Le Iene in uno scherzo divertente ai danni di Parenzo. Cruciani volle conoscerli in una cena cui parteciparono anche il sottoscritto e un’ altra firma di Afterclap: un centinaio di figuri impagabili, profondamente goliardici, fra cui personaggi da Rocky Horror Picture Show. Cruciani si rese conto, citandoli sempre più spesso anche in trasmissione, che aveva creato una tipologia di follower, un ascoltatore fidelizzato e attivo. Di conseguenza ha dato un’ulteriore svolta di autoreferenzialità alla trasmissione, sempre più slegata dall’emittente: totale atipicità già nelle musiche, scelta di contenuti ormai totalmente improvvisata, politica mandata in secondo piano per parlare molto più di sesso.
Quest’ultima svolta ha comportato una definitiva perdita di spontaneità da parte di Cruciani, ormai esaltato nel recitare se stesso. Dalla Confindustria sono trapelati molti malumori (soprattutto dalla parte vicina alla Chiesa cattolica) ed è stato posto il divieto degli “scherzi telefonici” (in realtà strumenti per estorcere rivelazioni) ai politici. In estate si è vociferato di un’entrata in rotta di collisione con l’editore e anzi veniva dipinto come un affare chiuso il passaggio a Radio Deejay. Senza dubbio Linus gli ha fatto una corte esplicita. L’impressione è che la trasmissione negli ultimi tempi abbia un po’ bruciato se stessa. Starà a Cruciani scegliere se rallentare tornando leggermente più nei ranghi o calcare ulteriormente la mano. Nel secondo caso probabilmente su altre frequenze, ma nello stesso formato. Ormai un cult.