Rieccoci qui. Il tempo, per I Birbanti, tra prove finali, ultimi ritocchi e foto per i teaser dello spettacolo, è passato velocissimo. E ormai mancano solo cinque giorni al debutto di “Au Manoir Saint Germain” al teatro Silvestrianum di Milano.
In attesa di vederli sul palco, torniamo a guardare da vicino come lavorano gli attori sotto la guida attenta del regista Alessandro Onorato (qui la sua intervista per Afterclap) e degli assistenti di regia Luigi Leanza e Chiara Verga.
Questa volta ho potuto partecipare direttamente agli esercizi attoriali:
Livello: base
Insegnante: Filippo Bottini
Compagni di corso: Gabriele Zaffarano e Francesco Bottini
Iniziamo dai movimenti facciali. Rilassiamo tutti i muscoli e assumiamo un’espressione il più possibile neutra. Poi, proviamo a muovere uno alla volta ogni muscolo, in ogni modo possibile, per scoprirne le potenzialità. E no, non sono capace di sollevare un sopracciglio solo. Però so aprire e chiudere le narici, se può servire…
Fingiamo, poi, che alla nostra mano siano attaccati dei fili collegati a tutta la faccia. Chiudendo e allontanando la mano dal volto, quest’ultimo viene come risucchiato e si allunga prima a destra e poi, spostando la mano, a sinistra. Ora, invece, la mano si allarga e il volto si ritira e si schiaccia.
Con mio grande disappunto, arriva il momento degli scioglilingua: un disastro, ma molto divertente.
E attenzione alla voce, alta e chiara, deve venire dal diaframma!
Quando ci siamo riuniti al resto del gruppo, ho scoperto di un esercizio molto interessante che viene affidato agli attori per approfondire lo studio del proprio ruolo. Devono preparare, a casa, delle biografie dei loro personaggi, sotto forma di lettera, video o diario, e poi presentarle al resto della Compagnia.
Bisogna fare attenzione a non perdersi troppo in cronologie e dati anagrafici, e privilegiare piuttosto l’introspezione psicologica: è un modo per avvicinarsi alla storia del proprio personaggio, capirlo fino in fondo e dare più consapevolmente alcune sfumature alla recitazione, che possono riflettersi nel tono di voce usato per parlare di un determinato argomento, nel modo di muoversi, di esprimere un’emozione, di rapportarsi agli altri.
Una biografia particolarmente apprezzata è stata quella presentata da Chicco Dossi, un attore giovane e in gamba che non si è lasciato spaventare da una parte difficile, ma ha anzi saputo valorizzare un ruolo che richiede una certa sensibilità. Reciterà nell’episodio “Suite 1408” (adattamento firmato da Gabriele Zaffarano; qui la sua intervista per Afterclap) insieme a Federico Mezzottoni.
Ho colto l’occasione per fare qualche domanda a Chicco.
Come e quando hai iniziato a recitare?
<<Ho sempre avuto la passione per la recitazione: ho seguito corsi, anche se molto amatoriali, fin dalle elementari, ma direi che ho iniziato ufficialmente al liceo. Andavo al collegio S.Carlo, dove c’è una tradizione di musical, e non ho potuto esimermi dal partecipare. Però mi hanno sempre dato parti cantate…>>
Quindi sai anche cantare?
<<Insomma, sì, non ai livelli di X-Factor, però abbastanza per i nostri musical.
Finito il liceo, ho seguito il corso biennale di arte drammatica al Teatro Litta e l’anno scorso sono entrato nei Birbanti.>>
Raccontaci qualcosa del tuo ruolo in “Au Manoir Saint Germain”
<<Devo ammettere che la primissima volta che mi hanno parlato del mio ruolo ho pensato fosse uno scherzo. Fede (Federico Mezzottoni, alias Yvan nello spettacolo, amico di Chicco tanto nella vita quanto sulla scena) mi ha raccontato che Ale (il regista dello spettacolo, Alessandro Onorato) e Gabe (Gabriele Zaffarano, scrittore della scena) avevano deciso che i nostri personaggi avrebbero dovuto interpretare un porno gay per scommessa. Messa giù così, sembrava davvero mi stessero tirando in mezzo.
Una volta capito che facevano sul serio, però, l’ho trovato un ruolo molto stimolante. E’ certamente impegnativo, perché si tratta di immedesimarsi in una persona che affronta per la prima volta davvero i suoi dubbi sulla sua identità sessuale, ma interessante.>>
Il tema dell’omosessualità nascosta e vissuta con una certa vergogna è molto delicato da trattare. Che tratti hai voluto dare al tuo personaggio? La scena mantiene toni molto seri o giocate anche sull’ironia?
<<Il mio approccio è stato abbastanza accademico, ovvero prima di tutto ho preso le linee guida dal pezzo scritto e mi sono fatto guidare da spunti che mi hanno dato Alessandro e Gabe. Poi, negli spazi di libertà che ho avuto, ho voluto lasciare un’ambiguità di fondo, che riflettesse la confusione di François, che non si dichiara mai apertamente omosessuale.
Se in una prima parte della scena la situazione ha del comico, nel momento clou i toni si fanno più seri, mostrando il personaggio nella tensione della crisi. La svolta avviene quando François si arrischia ad aprirsi: da questo momento l’episodio prende una direzione più riflessiva, anche se è sempre inframmezzato da battute che lo alleggeriscono.>>
Quali difficoltà hai incontrato nella preparazione delle scene? Cosa ti ha dato più problemi?
<<Ad essere sincero non ci sono state difficoltà insormontabili: certo il tema era tale per cui ho dovuto cercare degli stratagemmi per far sembrare verosimile la vicenda, ma più che altro l’episodio è stato difficile da montare scenicamente: abbiamo molti movimenti (anche un po’ inconsueti) e diversi cambi, azioni piccole ma importanti, come, banalmente, ricordarsi di accendere e spegnere la videocamera al momento giusto.>>
C’è invece un aspetto del personaggio che rappresenti che senti particolarmente vicino a te?
<<Sì, condivido prima di tutto la serietà con cui François affronta i dubbi su se stesso. Come lui sono molto riflessivo, e mi sono ritrovato anche nel suo discorso sul passaggio del tempo e sui timori per il futuro. Queste caratteristiche emergono soprattutto in contrasto con l’atteggiamento dell’amico con cui fa la scommessa, Yvan, un uomo invece molto più interessato a godersi la vita nel qui e ora, e che tende a trattare ogni cosa con leggerezza.>>
Quanto è stato importante per te condividere la scena con Federico Mezzottoni, che è un tuo amico anche nella vita reale?
<<Con lui non mi sono sentito per niente in imbarazzo, mi fido ciecamente ed è stato più facile far emergere la complicità dei due amici. Ma, in ogni caso, Ale mi ha fatto provare la scena con quasi l’intero cast maschile, quindi ho avuto modo di abituarmi a recitare con tutti anche i passaggi un po’ più difficoltosi.>>
Diciamo due parole sul personaggio di Federico Mezzottoni, Yvan
<<Devo dire che è un personaggio adatto a lui, che sembra non prendere nulla sul serio e buttare tutto sul ridere, ma davanti a questioni importanti sa mostrarsi molto più sensibile, soprattutto se deve farlo per un amico.>>
Cosa ti piace particolarmente del vostro spettacolo “Au Manoir Sant Germain”? Perché consiglieresti di vederlo?
<<Prima di tutto perché è qualcosa di originale: gli adattamenti, a differenza di altri che ho visto, non sono affatto scontati. Inoltre è attuale e divertente. Come l’ha definito Ale, è un teatro-panettone, un’occasione per ridere, senza scadere però nella banalità o nella volgarità, e offrendo, anzi, anche spunti di riflessione forti.
E poi…perché ci siamo noi!>>
I Birbanti ci aspettano il 13 e 14 dicembre alle 20.30 al teatro Silvestrianum di Milano, in via Maffei 29.
Per prenotare basta mandare una mail ad assoibirbanti@gmail.com specificando cognome, numero di biglietti e data!
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