La Coscienza Di Zeno

La Coscienza Di Zeno

Come già scrissi, ormai un anno fa in un precedente articolo, per analizzare un romanzo si dovrebbe cominciare analizzando l’epoca durante la quale ha preso vita: in questo modo si possono riscontrare e riconoscere quelle linee di pensiero che definirono quel determinato periodo.

Oggi dobbiamo tornare indietro ad inizio Novecento per capire a quali autori e a quali idee si sia ispirato Italo Svevo quando scrisse La Coscienza di Zeno. Proprio sul finire dell’Ottocento il romanzo cambia modo di raccontare la realtà e questo cambiamento si deve in particolar modo all’influenza di famosi autori russi quali Dostoyewskij e Turgenev: del primo possiamo riscontrare la capacità da parte di Svevo di approfondire psicologicamente il personaggio; dal secondo, invece, è stata presa in prestito l’idea di raccontare di personaggi sognatori e inconcludenti… almeno apparentemente, ma su questo particolare torneremo più avanti.

LaCoscienzaDiZeno

Svevo, con grande lucidità, fu un grande rielaboratore di filosofie e idee. Leggendo La Coscienza di Zeno non possono non saltare all’occhio, attraverso le parole del protagonista i pensieri di personaggi come Schopenhauer (al quale si collega anche Darwin), Marx e, soprattutto, Freud.
Di Schopenhauer riscontriamo innanzitutto il suo caratteristico pessimismo radicale e, in secondo luogo, un irrazionalismo mistico. Se il filosofo tedesco aveva concepito il concetto secondo cui all’uomo sia negata la liberta di scelta, Svevo arriva a negare definitavamente la possibilità che esista effettivamente una scelta. È qui che entra in gioco anche Darwin: non esistendo la libertà dell’uomo, esso è schiavo delle leggi di quella che lo studioso britannico chiama “selezione naturale”.

L’uomo, per adeguarsi alla situazione sociale, è portato di conseguenza a “creare” le classi sociali. Le dinamiche di classe, di cui Marx parla ampiamente nei suoi lavori, sono analizzate da Svevo con strumenti funzionali ad esse come, per esempio, la psicologia freudiana.
Basta leggere la prefazione del romanzo per rendersi conto di quanto spazio occupi la psico-analisi freudiana all’interno della storia narrata. L’inconscio, il linguaggio tramite cui si esso si esprime; la frammentazione della coscienza in una molteplicità di io trova terreno fertile anche e soprattutto nelle opere di Joyce. Non è un caso, infatti, che lo stesso Joyce sia stato entusiasta di leggere e fare pubblicità (tanto da riuscire a farlo pubblicare anche in Francia) al romanzo dell’amico Svevo.

Ma torniamo indietro di qualche passo per elaborare un piccolo concetto che ho lasciato in sospeso poco fa. Ogni lettore, probabilmente influenzato da una critica che è sempre risultata piuttosto irremovibile sull’argomento, avrà letto e interpretato Zeno Cosini come un inetto. I suoi “antagonisti”, infatti, sono personaggi che riescono nelle loro imprese, affettive e lavorative.
Se prestiamo più attenzione, però, possiamo notare che in realtà gli eventi dimostrano sempre l’esatto contrario. Il cognato, rivale di Zeno in amore quanto nel lavoro, finge il suicidio come ultimo tentativo di risanare le finanze dell’azienda ma si dimostrerà tuttavia incapace di controllare la situazione: quello che doveva essere solo una simulazione si trasforma in realtà. Conseguenza di questa inaspettata piega degli eventi è l’altrettanto imprevista ascesa di Zeno che vince la borsa.
Ma i successi del protagonista non si limitano solo a questa piccola occasione. Il suo matrimonio ne è un esempio lampante: Zeno avrebbe voluto sposare Ada, la più bella delle sorelle Malfenti; rifiutato, si rivolge ad Alberta; rifiutato per la seconda volta ripiega su Augusta, la più brutta ma al contempo la più adatta a stargli accanto per la vita.

Il protagonista è dunque oggetto di una auto-ironia che si intuisce soprattutto nel confronto per contrasto con gli altri personaggi del romanzo.

Tuttavia, ad una lettura attenta ci rendiamo conto che non sempre si può fare cieco affidamento sulle parole di Zeno: i racconti delle sue imprese spesso sono appannati da una patina di fantasia e di ambiguità che ci induce a pensare che si tratti di menzogne piuttosto che di effettivi resoconti.
Lo stesso Dottor S., che ci introduce all’opera con la breve prefazione, ce lo fa presente, nella propria lettera.

In conclusione, chi è davvero Zeno Cosini? Saremo mai in grado di identificare in modo definitivo che personaggio incarni?

 

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