James Taylor è un artista dal tocco inconfondibile. La sua chitarra, la sua voce, il suo sound.. sono perfettamente intuibili nel panorama dei cantautori. Nel corso degli anni, il suo leggerissimo blues, condito da un incomparabile acoustic funky non si è mai disperso nell’evoluzione dei generi, ed è stato legittimato dalle positive critiche al suo ultimo album “Before This World”.
JT torna in vetta alle classifiche con il primo album di inediti dopo circa 13 anni. E non mi ha stupito.
È un album fatto di storia, nostalgia, passioni, strade, amori e viaggi. La trasversalità dei temi è ben amalgamata dalla sensibilità artistica e dal sincero sentimento per i fatti cantati. James è spesso stato lontano dai luoghi della sua infanzia, Carolina e Massachusetts, ed è sublime come descrive la piacevole sensazione della lontananza da casa, sottintendendo il forte desiderio di ritorno come la felicità stessa. Niente di più bello.
Boston, poi, è nel suo cuore. Dagli anni 70 ad oggi, c’è sempre stato in qualche suo pezzo un riferimento a parti della città, a strade percorse – come ad esempio il Turnpike from Stockbridge to Boston – ma mai una chiara dichiarazione di amore. La passione per la città, le abitudini ed i Red Sox lo portano a cantare della storia della città e dell orgoglio di essere bostoniani.
Ma tra le varie passioni di James c’è sicuramente l’idea di viaggio in auto, tra le highway americane, riflettendo, pensando e semplicemente andando in qualche luogo pacifico, lontano dal chiasso metropolitano. Sempre in mezzo a natura, foreste, paesaggi incontaminati che gli Stati Uniti sono capaci di offrire.
E questo racconta se stesso. Una persona buona, dall’animo dolce, nobile, ma che interiormente ha passato guerre tra le più devastanti come la dipendenza da droghe e cattive abitudini, e che adesso racconta le piccole cose della vita, i piaceri semplici per una esistenza serena: insomma, la sua nuova essenza di se.
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