Ho intervistato, per i lettori di Afterclap, Jacopo Paoli, presentatore e autore televisivo, video maker e attore, nonché collaboratore del Movimento artistico I Birbanti. Scopriamo i segreti dietro quella simpatia e quella carica di energia positiva che Jacopo sa trasmettere in tutta semplicità, sul palco come in una chiacchierata.
Cosa diresti di te se, per una volta, dovessi presentare te stesso?
<<Devo ammettere che la domanda mi coglie un po’ impreparato: di fatto, quando presento un evento, non parlo mai di me, tanto che spesso, alla fine, qualcuno mi ferma per chiedermi come mi chiamo. Che dire? Io nasco come videomaker: mi piace raccontare storie attraverso immagini e video; ma la cosa che amo di più è presentare, organizzare una serata e gestire la situazione dal palco. Mi piace moltissimo creare un rapporto con il pubblico: ricevere un riscontro positivo da chi si diverte è molto gratificante, è quasi una droga.>>
Come sono nate queste tue passioni?
<<Mia mamma dice sempre che il suo grosso errore fu quello di regalarmi, ancora bambino, un registratore di audiocassette. In effetti io non lo usavo per ascoltare le favole, ma iniziai subito, per gioco, a registrare la mia voce e a inventare piccole trasmissioni, complete di ospiti d’onore, come mio padre ad esempio. Direi che è nata così la voglia di fare il presentatore.
La prima volta che salii sul palcoscenico fu da bambino, per una recita di Natale del catechismo, nella quale avevo un paio di ruoli secondari: ero sia un pastorello, sia uno degli abitanti di Betlemme che si rifiutava di ospitare Giuseppe e Maria. Ma mi ricordo bene che la cosa degenerò, e senza nessuna premeditazione incominciai ad aggiungere delle battute, del tipo: “No, non c’è posto nemmeno in cantina!”. La risata che ne scaturì, l’emozione che sentii arrivare dalla gente, ecco, credo che quella mi abbia “rovinato”, in senso buono, la vita. Quelle improvvisazioni mi fecero conoscere delle sensazioni bellissime, e iniziai a pensare che mi sarebbe piaciuto stare sul palcoscenico.
Sul palcoscenico, infatti, mi sento spesso più a mio agio che nella vita reale: si tratta di una realtà parallela, dove mi sento libero di fare quella battuta in più, che normalmente magari non farei. Mi piace anche recitare, ma non l’ho mai fatto a livello professionale. Al liceo classico di Livorno ho, però, il mio piccolo primato: ho partecipato a sei spettacoli teatrali in cinque anni, perché il primo anno ho avuto una parte anche in una messa in scena durante un gemellaggio con Oxford.>>
Quando hai iniziato di specifico a interessarti al mondo delle telecomunicazioni?
<<Il mio primo video “serio”, ideato per partecipare a un concorso con alcuni amici, è stato il cortometraggio “Ombre di luce”. Eravamo nel 2000, e avevo 17 anni. Fummo selezionati tra i migliori e arrivammo a vincere addirittura una videocassetta del film “The Hurricane” di Denzel Washington. “Ombre di luce” è anche il titolo della canzone che chiude il cortometraggio; in quel periodo infatti mi dilettavo a scrivere canzoni, che poi cantavo io stesso. E… è il capitolo più buio della mia vita: oggettivamente, non sono un grande cantante.
In verità, quel poco di armonia che conosco, la devo al fatto che dall’età di sei anni cominciai a frequentare la corale del Duomo di Livorno, dove Don Lelio Bausani, un sacerdote a cui ero legatissimo, scomparso qualche mese fa, ha insegnato musica a una marea di ragazzi. Era musicista e compositore e, oltre a essere stato un maestro di vita, ci ha trasmesso la passione per la musica e per il teatro. A lui devo anche la mia prima esperienza di presentatore dal vivo: avevo quindici anni e mi fece presentare un saggio della corale.
Ma torniamo a “Ombre di luce”: è la storia di un ragazzo che vive un momento di abbattimento, non ha la ragazza, non trova amici veri, a scuola va male. Lo vediamo prendere l’autobus al ritorno dal mare. Attraverso il finestrino, osserva la varia umanità del mondo ed è vedendo la bellezza nella quotidianità, nella vita di chi lo circonda, che si tira su di morale: il film chiude con il ragazzo che scende dall’autobus con un salto carico di nuovo entusiasmo.
Le ombre di luce sono le persone e la loro bellezza. Il fatto che mi piaccia molto la gente è il succo della canzone, anche se, ribadisco, la canto male. Peccato, perché sarebbe anche una buona canzone… Avevo scritto la musica con i miei “fratelli” Fabiano Bavone e Filippo Fontanelli. Comunque, il video è sul mio canale Youtube Nuova Visione, e non lo tolgo, perché ci sono affezionato.
Una svolta importante avvenne durante l’ultimo anno del liceo: avevo avuto la possibilità di andare a visitare il campo di concentramento di Mauthausen, avevo portato con me la videocamera e avevo fatto delle riprese. La voce arrivò in qualche modo alla tv locale di Livorno, Granducato TV, in particolare al giornalista Antonello Riccelli. Mi chiesero le immagini da mandare in onda e mi venne proposto anche di fare lo speaker. Questa fu quindi la mia prima esperienza in televisione sia come speaker che come videomaker. Preparai anche un mio video “Vi racconto Mauthausen”, che ebbe un ottimo riscontro, infatti venne acquistato dal comune di Livorno e distribuito nelle scuole e nei centri di documentazione sull’antifascismo e la Shoah. So, tra l’altro, che una mia insegnante lo usa ancora nelle scuole medie, e che è stato proiettato in varie parti d’Italia.
Poco dopo, già nell’estate della maturità, Granducato mi diede la possibilità di presentare il programma “Sotto l’ombrellone”, che è una trasmissione in diretta con giochi al telefono, storica di quella televisione. Per diversi anni ho presentato anche la sua versione invernale “L’arcobaleno”. L’idea di volermi specializzare in questo campo cominciava così, sempre più, a maturare. Purtroppo, ciò ha portato a una forte disaffezione nei confronti degli studi, e ho il forte rimpianto di aver lasciato l’università. Ora mi manca un po’ di coraggio, ma se lo trovo la riprendo.
Lasciati gli studi, iniziai a lavorare come venditore per una società che commercia in legnami, ed è stata un’esperienza molto formativa. Nello stesso periodo, con degli amici di Nuova Visione, realizzai un programma televisivo, che andò in onda su Granducato. Si trattava di un concorso di cortometraggi, “Corto circuito”: arrivarono video da ogni parte d’Italia e non solo, il livello dei lavori era alto ed andò in onda per due anni.>>
E poi sei venuto a Milano…
<<Sì, una volta raggiunta una certa indipendenza economica, ho lasciato Livorno per venire a Milano e continuare a inseguire i miei sogni. Qui ho avuto la possibilità di presentare alcuni eventi, per esempio il concorso Miss Small World, o ancora le serate della rassegna di musica classica Città studi Milano Festival. Ora sono a un punto di svolta grazie anche all’incontro con i Birbanti, tra i quali ho trovato bravissimi tecnici che mi hanno aiutato nella costruzione di un programma televisivo.
Tra parentesi: a me non interessa la fama, ma mi piace costruire qualcosa che possa regalare emozioni alla gente, anche solo un momento di leggerezza. Il mondo un po’ patinato e frivolo che tanto spesso si vede in televisione non mi interessa per niente: mi piacerebbe anche solo essere una mosca bianca, un artigiano che offre manufatti di questo tipo, cercando di fare un lavoro di qualità.>>
Hai seguito corsi specifici o sei autodidatta?
<<Ho cominciato da autodidatta e mi hanno formato prima l’esperienza con Don Lelio e con il corso di teatro del mio liceo, poi quella con Granducato. Una volta a Milano, poi, mi sono specializzato seguendo, presso la scuola Cineway, sia il corso di regia e produzione televisiva, che quello di montaggio video con il programma AVID.>>
Come è nata Nuova Visione?
<<A Livorno lavoravo con alcuni amici che condividevano le mie passioni, e “Nuova Visione” è il nome che abbiamo scelto per il nostro gruppo. Il primo lavoro firmato Nuova Visione fu il montaggio di un concorso canoro nel 2006, al quale parteciparono artisti che hanno anche avuto un riscontro a livello nazionale. Con Nuova Visione ho inoltre creato una serie di gag che, oltre a essere state raggruppate e messe in onda, sono visibili sul nostro canale Youtube.>>
Qual è la soddisfazione maggiore che tu abbia mai ricevuto nel tuo campo?
<<A livello di emozione, ogni qualvolta dal palcoscenico sento che il pubblico reagisce come spero, è una soddisfazione enorme. In particolare, però, nel momento in cui il mio video sul viaggio a Mauthausen ebbe inaspettatamente quella diffusione avevo solo 19 anni, e fu quella grande soddisfazione a farmi capire che potevo raccontare qualcosa a qualcuno.>>
Quale la delusione peggiore?
<<Come puoi immaginare, in questi anni, soprattutto da quando sono arrivato a Milano, di porte in faccia ne ho prese molte, come è anche normale. Ora sto cercando di presentarmi alla guida di un gruppo che sa il fatto suo, perché come singolo professionista ho visto che è molto più difficile avere un riscontro positivo. Una grossa delusione è stata legata agli anni 2011-12: qui a Milano con un’altra bella squadra avevamo realizzato un altro format, un prodotto valido, ed eravamo pronti per andare in onda con un’emittente, ma purtroppo ci siamo arenati sotto il profilo economico, perché non abbiamo trovato chi sponsorizzasse la trasmissione. È stato veramente un peccato.>>
Come hai conosciuto i Birbanti?
<<Una mia amica, che ora vive e lavora a Roma, mi ha presentato al suo gruppo di amici milanesi, tra i quali ho conosciuto anche alcuni membri dei Birbanti. Di fatto mi hanno adottato nel periodo in cui ero appena arrivato a Milano, dove non avevo nessuno. Ho poi incontrato tutti gli altri durante la prima Notte del Movimento, l’anno scorso.>>
A quali progetti del Movimento hai collaborato?
<<Al di fuori del mio ruolo di presentatore, ho collaborato ad alcune puntate della web serie “Nonostante tutto l’amore” e ho dato anche un piccolo contributo al cortometraggio di Niccolò Bianchi “Casa di bambola”.>>
Hai dei progetti in cantiere per il prossimo futuro?
<<Sicuramente sviluppare Quiz Goal, il format che è nato da una mia idea, ma si è sviluppato anche grazie alle capacità che alcuni membri dei Birbanti hanno messo a mia disposizione. Abbiamo creato una nuova squadra e siamo in trattativa con un’emittente regionale per andare in onda. Sono sicuro, in base alla mia esperienza, che la strada da percorrere, più che presentarmi come singolo, sia di presentare un programma già fatto e finito. Mi piacerebbe aggiungere che, al di fuori dei Birbanti, fondamentali per la costruzione di Quiz Goal sono stati il regista Wylliam Fumagalli, l’autore Umberto Galvan Di Piedimonte e la conduttrice Giovanna Messina. Sono inoltre in programma altre produzioni video con la nuova “Nuova Visione” di Milano.>>
Presenterai insieme ad Alessandra Viganò. Quali sono le difficoltà e i vantaggi di presentare in coppia?
<<A me dividere la scena con la persona giusta piace ancora di più che presentare da solo. Credo anche di rendere meglio se sono un po’ “shakerato”, mescolato con altro. Alessandra non aveva mai presentato prima, ma se l’è cavata egregiamente.>>
Lunedì 26, sul canale youtube Nuova Visione, esce il nuovo video di Jacopo Paoli, un video completamente diverso da quelli fatti finora. Racconta una piccola storia, alla quale tiene però moltissimo, e lo fa sperimentando un linguaggio nuovo. La colonna sonora originale è opera di un altro Birbante, Jacopo Croci. Il resto… è una sorpresa!
Chi volesse conoscere meglio i lavori di Jacopo Paoli, a questo link può trovare il canale Youtube Nuova Visione e qui il suo video “Ombre di luce”.
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