Scorrendo con lo sguardo nella libreria sono stata colta da alcuni attimi di incertezza e dubbio. L’indice della mano scivolava lentamente lungo i fronstespizi di tutti i libri, sollevandosi e abbassandosi di qualche centimetro a seconda della loro altezza, lasciando senza risposta la muta domanda che si aggirava per la mia mente: “Chi di voi?”.
È passato un anno da quando ho pubblicato il mio primo articolo e con oggi ha inizio un nuovo ciclo di recensioni; la domanda rimane sempre la stessa: con quale romanzo inaugurare questo secondo anno?
La mia attenzione viene improvvisamente catturata da una copertina dai colori accesi accompagnata da un titolo che può risultare altrettanto bizzarro: “Ci sono bambini a zigzag”.
Ebbene si: per la seconda volta sarà proprio Grossman ad accompagnarmi e ad avviare questa piccola attività.
Romanzo che ho letto piuttosto recentemente, rimarrà comunque ben impresso nella mia memoria a lungo.
Il mio primo approccio con l’autore era stato costituito da “Qualcuno con cui correre”, romanzo del quale, a mente fredda, avrei forse voluto parlare in modo più approfondito nel mio primo articolo. Sperando di rifarmi con questo altro capolavoro, vi presento una piccola perla che purtroppo spesso rischia di passare inosservata.
È difficile incasellare questo romanzo in un unico genere che lo definisca nella sua completezza. Se inizialmente era stato interpretato come romanzo per ragazzi, leggendo con attenzione ci si rende tuttavia conto che l’elemento favolistico non arriva a definire nemmeno la metà di quanto queste pagine ci raccontano. Il tono della scrittura è sicuramente onirico e trasmette sincerità ed ingenuità come ce le si può aspettare solamente da un bambino ma al contempo è in grado di portare alla luce sentimenti e situazioni che solo un pubblico adulto è totalmente in grado di cogliere e capire.
Da quello che sembra solamente un gioco per celebrare il bar-mitzvah del protagonista, che narra in prima persona le sue avventure, prendono vita scenari inaspettati che portano il lettore a soffermarsi su tematiche delicate come il passaggio dall’infanzia all’adolescenza o la complessità del rapporto tra padre e figlio, spaziando anche dalla classica lotta fra il bene e il male fino alla diversa concezione della maturità e della vecchiaia.
Il piccolo Nono si troverà così a far luce su un passato che gli è sempre stato tenuto nascosto, e che non ha mai pensato potesse, in qualche modo appartenergli. Diviso fra l’inclinazione a comportarsi come un bravo bambino – facendo suo il concetto di giustizia inculcatogli dal padre – e la naturale propensione a comportarsi come un ribelle e quasi come un piccolo delinquente, Nono è un personaggio che non può essere descritto con un semplice tratto, quanto da un disegno non lineare.
“Forse non si può capire il carattere di una persona dal volto.
Perchè uno che nasce con una faccia così rassicurante deve scegliersi una vita da truffatore?
E cosa dire di me,con i miei 7 peccati nel cuore e una faccia d’angelo?”
La domanda che lo accompagna durante tutte le sue rocabolesche avventure è sempre la stessa, e come al solito, dietro a parole all’apparenza semplici, Grossman nasconde un significato ben più ampio: “Chi sono io?”.
“Chi sono? Pensai.
Ero confuso,straniero a me stesso.
Chi sono?”
Tra salti nel passato, racconti fantastici e anche un po’ di avventura, Ci sono bambini a zigzag ci offre il racconto di una graduale scoperta, articolata in appena tre giorni, fatta di affetto, amore, avventura e sincerità.
Le poche righe di presentazione che si trovano sulla quarta di copertina possono trarre in inganno e confondere, ma non bisogna per questo lasciare che ci influenzino e che ci facciano passare in secondo piano questo piccolo libricino.
Romanzo breve e scorrevole, semplice quanto particolare.
“Non era cattivo. Aveva solo un animo da artista. Proprio così: ci sono bambini quadrati e ce ne sono a zigzag. E noi non l’abbiamo capito in tempo.”
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